dimissioni

Majorino insiste: “Fontana deve dimettersi”

Majorino insiste: “Fontana deve dimettersi”. L’europarlamentare ha infatti rilanciato la battaglia contro l’attuale presidente di Regione Lombardia perché a suo parere è proprio l’Amministrazione lombarda ad aver fallito clamorosamente la missione di tutelare le salute dei cittadini; “LA LOTTA CONTRO FONTANA DEVE CONTINUARE – ha scritto Majorino – Più passano i giorni e più risalgono i contagi più mi convinco che debba riprendere con molta durezza la lotta politica contro Fontana e soci. Dico proprio CONTRO perché qua c’è da aver paura. Zero nuovi servizi di assistenza domiciliare. Zero progetti veramente innovativi per la verifica della salute delle persone. Il Commissariamento o le dimissioni per me pari sono, sul piano delle politiche per la salute. L’autunno sta arrivando e saprà molto di inverno”. Anche Pierfrancesco Majorino dunque si unisce al coro di chi prevede un autunno inverno disastroso da più punti di vista. E in effetti la platea di chi ha la stessa linea è piuttosto ampia: in questi giorni televisioni e giornali stanno rilanciando ossessivamente qualunque dato relativo al Covid. Un panico informativo a cui ha provato a mettere un freno anche Galli, infettivologo diventato simbolo di equilibrio nei giorni della pandemia. I contagi ci sono, ma la situazione è ancora sotto controllo, questa la sintesi del suo intervento sul Corriere della Sera. Però resta la battaglia politica: la sinistra non è la sola ad aver convissuto a sufficienza con Fontana, persino diversi esponenti della Lega non piangerebbero se lui dovesse decidere di compiere un passo indietro. Doveva essere una legislatura normale, non lo è stata. Dunque nessuno lo giudicherebbe un debole se si decidesse a lasciar spazio ad altri. Però per adesso Attilio Fontana non sembra intenzionato a mollare la poltrona, eppure lui stesso aveva messo le mani avanti parlando di un “avviso” che gli aveva lanciato il suo corpo. Secondo alcuni era solo un modo per uscire di scena a passo leggero, perché la presunta malattia è durata molto poco.

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Crisi Forza Italia, si dimette il coordinatore nazionale dei giovani

Crisi Forza Italia, si dimette il coordinatore nazionale dei giovani. Lo avevamo scritto che i giovani sono in contrasto con l’attuale dirigenza di Forza Italia e le scelte ormai incomprensibili di Arcore. Silvio Berlusconi è ormai prigioniero del suo cerchio magico come lo è stato Umberto Bossi fino a farsi allontanare dalla sua stessa creatura politica. Oggi l’ex Cavaliere non comprende più cosa  succede intorno a lui perché lo scudo di “fedelissimi” gli oscura la vista. L’ultima giravolta con cui ha esautorato i coordinatori nazionali nominati due mesi fa, ha dato un’ultima scossa a chi era in dubbio se tenere (ancora) duro o passare a lidi più coerenti politicamente. L’esodo è cominciato e sta coinvolgendo persone di provata esperienza, ma non solo. E Stefano Cavedagna non è un giovane qualsiasi, ma il coordinatore nazionale dei giovani, le nuove leve del partito a cui probabilmente mancheranno sempre  più nuove leve. Questo il messaggio che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook: Sono stato accusato di avere posizioni diverse dal mio partito. Penso che sia il mio partito che ha abbandonato le sue storiche posizioni. Ho combattuto tante battaglie da oltre 10 anni. Ho affrontato da novembre, con tanti amici, una battaglia sui valori e sull’organizzazione interna assieme a tantissimi giovani competenti. Vi ringrazio tutti per il grande entusiasmo e la grande amicizia. Siete l’Italia più bella. Purtroppo, visti i recenti eventi, non è andata come speravamo. Coerentemente con il mio pensiero, senza voler mantenere rendite di posizione, stamattina ho rassegnato le dimissioni da Presidente nazionale eletto di Forza Italia Giovani. “Se non sei disposto a lottare per le tue idee, allora non valgono niente” Ezra Pound Ora continuerà l’effetto abbandono della nave? Se Berlusconi non si decide a liberarsi di chi lo malconsiglia, sarà difficile.  

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Elisabetta Strada si dimette dal Consiglio Comunale

“Dopo 8 anni lascio il mio ruolo di consigliere comunale, per concentrarmi sul lavoro in Consiglio regionale. Ho aspettato un annetto a dimettermi, per rispondere a una richiesta che mi è stata fatta dai colleghi“. Il consigliere comunale della Lista Civica Beppe Sala Sindaco – Noi, Milano, Elisabetta Strada, ha comunicato così le proprie dimissioni all’aula di Palazzo Marino questo pomeriggio. “Essere stata consigliere comunale di una città importante come Milano è stato on onore. Farlo insieme ai sindaci Pisapia e Sala ancora di più. Aver gioito insieme per la vittoria dell’assegnazione delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 è poi meraviglioso” ha detto Strada, ricordando gli obiettivi raggiunti, “dalla proposta di avere Milano diesel e gasolio free, all’aver eliminato piatti e posate di plastica in Milano Ristorazione, alla raccolta differenziata nelle scuole, dall’introduzione dell’obbligo vaccinale per la partecipazione alle scuole aperte, al supporto ai bambini con disabilità, alla messa a bilancio di un capitolo sul disagio mentale“. Il primo dei non eletti è Alberto Veronesi, che, se dovesse accettare, potrebbe entrare già dalla prossima seduta del Consiglio comunale. “Auguro a chi mi sostituirà – ha concluso Strada – di vivere in pieno e per il bene comune questa esperienza unica e di privilegio. Milano è la mia città. Ieri l’amavo, oggi mi è entrata ancora di più nel cuore. Cercherè di dare il massimo per lei e per noi, anche se in un’altra sede istituzionale“.  

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Gelmini si dimette

Questo magazine se lo era chiesto, oggi abbiamo avuto la risposta. Maria Stella Gelmini ha consegnato le dimissioni di coordinatore regionale della Lombardia nelle mani di Silvio Berlusconi. Un primo passo indietro di peso che rasserena un partito in preda alle convulsioni dopo l’ultima batosta elettorale. Forse solo un primo, perché sarebbe ingiusto crediamo noi addossare tutte le responsabilità della sconfitta a una sola persona, per quanto al comando. Durante le elezioni sarebbe stato eccessivo considerate le ultime bastonate ricevute dalla magistratura, ma adesso era il momento giusto. Anche Gallera, uno degli ultimi nomi pesanti di Forza Italia, aveva richiesto, senza dirlo, che Gelmini si dimettesse. Oggi si è aperto uno spiraglio per chi come lui e Toti chiedeva da tempo un cambio di passo: non è più il momento del cerchio magico che ha portato il partito a sbattere. E’ inutile negarlo: un risultato sotto le due cifre è una sconfitta storica.

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Forza Italia e il caso dell’avvocato Rossello

In Forza Italia è il  momento del caso dell’avvocato Rossello. Cristina Rossello, parlamentare forzista, è stata nominata Commissario della citta di Milano dal Coordinatore Regionale Mariastella Gelmini al posto di Fabio Altitonante (che da poco si è visto negare la richiesta di revoca dei domiciliari).  E nei corridoi di Forza Italia si sono alzati diversi brusii. Mormorii che dicono che non tutti è piaciuta questa nomina, anzi. Alla riunione all’Hotel dei Cavalieri ha partecipato più di un futuro dissidente: nessuno ha casi personali con l’avvocato, semmai con la corrente a cui viene accostata. Un giorno minoritaria e irrilevante, oggi in teoria padrona del campo. Rossello però non ha molta esperienza di campagne elettorali, né conosce Milano abbastanza per capire le sfumature di grigio della città. Non si tratta di demeriti, ma di semplici constatazioni: anche la sua nomina è avvenuta con uno stile con cui Gelmini dovrà prima o poi fare i conti, dicono i delusi. Sono stati consultati in pochissimi, tra l’altro in un momento in cui il partito avrebbe bisogno di coesione vista la batosta appena rimediata dai magistrati. Invece no, l’ennesima nomina calata dall’alto e per di più di un ottimo professionista, ma senza la giusta esperienza politica per risollevare le sorti di un partito moribondo. In tanti avevano avvertito Arcore che così non si poteva andare avanti, ma sono ancora troppi quelli che preferiscono essere re e regine di cimiteri o di ridotte e ultime spiagge invece di condividere (o rischiare di perdere) le posizioni acquisite. Forza Italia e il caso dell’avvocato Rossello sono un male che si poteva evitare, sussurrano in tanti. Gli stessi che hanno inteso questa nomina come un segnale di liberi tutti: i pochi rimasti, neanche così pochi a dire il vero nel milanese, decideranno autonomamente come comportarsi. E Forza Italia non è certo in grado di espellere decine e decine di consiglieri da municipi e Amministrazioni varie. Forse quello che serve al partito, ragionano in molti, sarebbe proprio qualcun altro al posto di Gelmini. Lei ha dato quello che ha potuto, ma adesso serve qualcuno con più mezzi per evitare di diventare del tutto irrilevanti sulla scena politica.  

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Lardieri non c’entra

Lardieri non c’entra, dicono nei corridoi. La crisi politica in cui si dibatte il Municipio 9 non sarebbe colpa di chi governa, no: sarebbe colpa di Vincenzo Femminino, capogruppo di Forza Italia. Femminino (che abbiamo provato a contattare, ma senza esito) avrebbe iniziato una guerra senza esclusione di colpi con la sua maggioranza per ottenere il posto di assessore. Questa almeno la vulgata che passa nei corridoi. Anzi, Forza Italia si sarebbe divisa in due, scardinando di fatto la maggioranza, proprio perché i quattro confluiti nel gruppo misto sarebbero proprio quelli fedeli al partito. Femminino invece guiderebbe una pattuglia di ribelli. Quindi, per quanto sembri surreale, la Forza Italia fuori dalla maggioranza è quella “vera”, quella dentro è “falsa”. Uno scenario isterico, ma, dicono i suoi, Lardieri non c’entra. Quindi il “cambio di passo” dopo il “tagliando” chiesto dal ribelle Femminino non sarebbe contro Lardieri. Lardieri non c’entra. In fondo lui è solo Presidente e di Forza Italia, ma non c’entra. Saper governare i gruppi, magari anche il proprio, sembra una pretesa eccessiva. Lardieri non c’entra anche se i quattro fuoriusciti di Forza Italia pare siano fuoriusciti proprio per sostenere Lardieri. Però Lardieri non c’entra. Noi dell’Osservatore però siamo gente vecchio stile: da un presidente ci aspettiamo che sappia governare, anche i gruppi della sua maggioranza. Una pretesa, appunto. Quindi capiamo che per l’ex ferroviere forse sia troppo. Davvero dunque Lardieri non c’entra: non c’entra come presidente, nel senso che il posto per lui sembra troppo impegnativo. Probabilmente la sua dimensione sarebbe qualche incarico meno impegnativo, magari la presidenza di qualche biblioteca (anzi, meglio una piccola libreria). Non c’è niente di male a riscoprire la propria dimensione. I cittadini del Municipio 9 sperano che lo capisca anche il partito e sollevi le spalle di quel poveruomo dell’ex ferroviere: Lardieri, lì, non c’entra.  

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