elezioni

Tutta un’altra stagione?

Tutta un’altra stagione? Potrebbe essere perché ormai non è più ieri, ma già domani. Quel giorno cioè in cui non ti rendi conto, ma la svolta più che vederla l’hai vissuta. E te ne accorgerai solo tempo dopo. In questo caso sembra proprio arrivato il canto del cigno di Matteo Salvini. Come Matteo Renzi prima di lui per il centrosinistra, anche Salvini ha cercato di traghettare il centrodestra nell’epoca contemporanea. E per un pezzo c’è riuscito. Come si dice in questi casi “aveva in mano il Paese”. Poi una sequela di errori di valutazione l’hanno portato a diventare il principale responsabile di ciò che non va. Di quasi vittoria (tipo l’Emilia) a sonore sconfitte (vedi Milano) Salvini alla fine ha portato a casa poco o nulla. Nel tanto vituperato governo con i 5 Stelle aveva avuto l’occasione di far passare i decreti sicurezza, rendendo reali le promesse di un’impostazione diversa sulla gestione della sicurezza. Ma ebbro di potere ha preferito lasciar stare e dedicarsi ai mojito. Si illudeva, proprio come Renzi, che lo avrebbero lasciato indire altre elezioni nazionali nel momento in cui era più forte. Ma i poteri romani sanno che non serve vincere una battaglia, basta non combatterla quando vuole l’avversario e le sue forze scemeranno. E così Salvini è scemo, potremmo dire in stile farsesco. Ma al di là dell’ironia è successo proprio questo: di passaggio in passaggio Salvini non ha fatto nulla di significativo. E a furia di non avere bottino, l’armata di scompagina e i colonelli tramano per avere la testa del generale. Forse però con la sua caduta si apre tutta un’altra stagione? Potrebbe essere, soprattutto se Giorgia Meloni saprà sfruttare bene il momento. Se no presto vedremo Salvini come Renzi in un partito del 2 per cento, magari chiamato Viva l’Italia.

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Un’annunciatissima scoppola

Un’annunciatissima scoppola. Perché tutto si può dire, meno che la vittoria di Giuseppe Sala non fosse scontata. Una campagna partita in ritardo, dopo aver tentato in ogni modo di delegittimare il proprio candidato sindaco non poteva andare altrimenti. Noi lo scrivevamo da molti mesi che non bastava un mesetto di campagna elettorale e via. Perché venivamo da dieci anni di giunte di sinistra, perché Milano merita una proposta politica non buttata lì così all’ultimo. Lo stesso Luca Bernardo se avesse avuto almeno sei mesi di tempo veri, crediamo che una chance l’avrebbe avuta. Perché Sala non è mai stato un avversario imbattibile. Anzi. Ma hanno cercato tutte le vie per spianargli la strada. E lui giustamente ci ha passeggiato sopra e ora la racconterà come una grande e difficilissima vittoria, pure se tutti sono consci che questa annunciatissima scoppola fosse inevitabile a meno di miracoli. E ora il centrodestra con quest’abile autogol mette a rischio la Regione. Perché dopo tre vittorie consecutive a Milano il centrosinistra (tra l’altro con un PD oltre il 30 per cento) può farcela. C’è stata pure una pandemia gestita alla belino di segugio da Fontana e il risultato è questo: dopo decenni Palazzo Lombardia è contendibile. Sala lo sa e non è detto che si tiri indietro. Tutto sommato è un uomo giustamente ambizioso. E ha dimostrato di saper vincere le elezioni.

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Agricola (Lega): “Insieme possiamo cambiare i quartieri”

Agricola (Lega): “Insieme possiamo cambiare i quartieri”. Alla fine Davide Agricola ha sciolto le riserve e si è candidato con la Lega per il Municipio 2. Ecco la sua dichiarazione: “Rush finale… Suppongo sarà chiaro, mi sono candidato! Una decisione a tratti complessa, ma alla fine ho deciso ! Il mio compito è noto a tutti, Sicurezza a 360° per il cittadino e tutti i nostri commercianti sul territorio. Alcuni mi conoscono come Presidente di ACP, altri per il mio lavoro e altri ancora come membro in congedo dell’arma dei carabinieri, ma per tutti, sono Davide e Davide Agricola rimane sempre se stesso. La mia porta è stata sempre aperta in questi lunghissimi anni sul territorio, come la ricerca delle soluzioni insieme. Si la parola corretta è INSIEME … perchè solo insieme possiamo cambiare questa zona. Per anni Via Padova è stato territorio di scontro politico e sociale, ma fortunatamente un piccolo gruppo di persone ha dato luce alla creazione di un progetto denominato ACP del quale sono fiero di essere il Presidente dalla sua nascita. Grazie a questo progetto le cose sono cambiate, un cambiamento lungo e pieno di insidie, le quali in alcuni momenti sembravano insormontabili, ma alla fine il cambio di rotta è avvenuto, e solo grazie alla volontà dei molti commercianti di Via Padova e il loro desiderio di rivalsa che oggi possiamo vederla migliorata. Può sembrare che c’entri poco con la mia candidatura, ma in realtà è a filo diretto con la mia scesa in campo a livello politico. Il 3 e 4 Ottobre fai la scelta giusta, scheda Verde barra il simbolo Lega e scrivi AGRICOLA. Cambiare si può, basta volerlo!!!

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De Rinaldo (FdI): “Lavoriamo per una Milano più attrattiva”

De Rinaldo (FdI): “Lavoriamo per una Milano più attrattiva”. Abbiamo intervistato Eleonora De Rinaldo, avvocato 41enne, candidata in Comune per Fratelli d’Italia. Perché ha deciso di candidarsi? Ho deciso di candidarmi perché amo la mia città, l’ho vissuta da bambina, da ragazza e ora da mamma. Anche grazie al mio lavoro, conosco tutte le sfaccettature di questa grande metropoli, le problematiche legate alla sicurezza, ai trasporti e all’ambiente, le infinite burocrazie, le difficoltà economiche di migliaia di famiglie, ma, di contro, conosco anche le potenzialità che Milano ci offre e che dobbiamo coltivare, nell’interesse di tutti, e saper sfruttare nel migliore dei modi, non solo a parole ma anche nei fatti. Per questo motivo vorrei partecipare attivamente all’amministrazione della mia città e rappresentarne i cittadini. Come vede Milano domani? Vedo una Milano vivace, reattiva, più sicura e più attenta alle esigenze dei cittadini e delle famiglie. Una città a misura d’uomo ma ancora più aperta a candidarsi come centro di eventi e forum internazionali, valorizzandone l’accoglienza e la ricettività, i trasporti, e la tradizionale operosità dei suoi cittadini. Le prime tre cose da fare se vincete le elezioni? Solo 3 cose? Sono troppo poche….bisogna darsi da fare in ogni ambito. E’ necessario, in primo luogo, intervenire con politiche mirate e controllate a tutelare chi ha davvero bisogno di aiuti, siano essi economici, che sociali. Ridurre la tassazione locale e sostenere anche le piccole e medie imprese. Bisogna, inoltre, garantire una maggiore sicurezza nelle strade con l’ausilio dei vigili di quartiere, delle ronde notturne anche militari nelle zone a maggior rischio, con il potenziamento dell’illuminazione e l’implementazione delle telecamere collegate alle Forze dell’Ordine. Dobbiamo avere più cura dell’ambiente, agevolando e disciplinando anche i metodi di spostamento alternativi all’auto. Si devono realizzare corsie stradali e piste ciclabili percorribili e non lasciati alla “fantasia” dell’utente stradale. Cercherò di portare avanti, queste, e tante altre idee, con il massimo impegno e serietà

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Civica AmbientaLista: contro la cementificazione diffusa, vogliamo preservare il verde e l’identità dei quartieri di Milano

Civica AmbientaLista: contro la cementificazione diffusa, vogliamo preservare il verde e l’identità dei quartieri di Milano. Marina Romanò, storica attivista del comitato “Che ne sarà di Città Studi?” e candidata al consiglio comunale e al Municipio 3 con la Civica AmbientaLista per Gabriele Mariani sindaco, propone una riflessione sulle elezioni comunali milanesi spiegando i motivi della nascita della lista radicata nell’attivismo civile e ambientale. Siamo entrati nel rush finale di una campagna elettorale piuttosto debole, probabilmente fiaccata anche lei dal Covid (!), che vedrà ulteriormente aumentare il partito consistente degli astensionisti. Tra coloro che non si recheranno alle urne ci sono quelli da sempre ideologicamente contrari a contaminarsi con le istituzioni e quelli semplicemente indifferenti alla vita politica; ma se la percentuale di chi non crede più al voto è in continua crescita, è lecito pensare che la causa principale la si possa ritrovare nella frase di Saramago “Con il voto possiamo cambiare un governo, non possiamo cambiare il potere” (Saggio sulla lucidità, 2004). Se applichiamo il principio alle amministrative possiamo tranquillamente dire “Con il voto possiamo cambiare un sindaco, non possiamo cambiare il potere”. Quale potere? Quello dei soldi, della finanza, di tutti quegli operatori privati, banche e assicurazioni, fondi immobiliari che determinano il mercato, laddove il concetto di redditività prevale su quello di bene comune e benessere pubblico. Le istituzioni cittadine, che siano di centrodestra o centrosinistra, sono sempre più deboli e assoggettate a questo potere. Tanto è vero che lo slogan “cementodestra/cementosinistra” è entrato nel linguaggio di molti milanesi delusi da questa Amministrazione. Se si facesse il gioco “trova le differenze”, in ambito urbanistico e verde cittadino, non so se se ne troverebbero. Si costruiva tanto prima con le giunte di centrodestra, si è continuato a costruire tantissimo dopo, con le giunte di centrosinistra, con un consumo di suolo, ovvero cementificazioni di aree verdi naturali, che è in progressivo aumento. Verrebbe quasi da pensare che l’aumento di consumo del suolo influisca sull’aumento dei non votanti, stanchi di sentire parlare di Verde, di transizione ecologica, di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale, e poi assistere impotenti (anche perché davanti alla polizia in tenuta antisommossa, come è successo il 2 gennaio 2020 per l’abbattimento del parco Bassini, non si può che essere impotenti), alla distruzione sistematica di aree verdi e alla costruzione forsennata di nuovi edifici, torri e grattacieli. Alla quantità di cemento che sta invadendo Milano, con prezzi stratosferici al mq, si affianca il problema della perdita di qualità urbana e della sempre minore inclusività, carenze che già stanno facendo sentire i loro effetti sulle relazioni e sulla coesione sociale. Questi sono i fatti concreti; poi abbiamo dall’altra parte una propaganda senza pari, amplificata dai mezzi di informazione ugualmente proni allo stesso potere cui è prona la politica. Dato che il modello Milano non può permettersi di sgretolarsi davanti a una epidemia sanitaria, e Milano non si ferma (altro tormentone), la città ci viene presentata, soprattutto ora in campagna elettorale, sempre più green, cool, smart, dinamica, sostenibile, inclusiva, ecologica, e potrei continuare. Parole dal sapore concreto, attuale, vivace, competente. Ma, come nella favola di Andersen “I vestiti dell’imperatore” se si analizzano queste parole plasmabili, non certo nuove nell’aspetto, ma nel modo in cui vengono usate, ci accorgiamo che chi ce le propone e propina in modo martellante ogni giorno sui social e sui media non ha niente addosso, sono parole che si tingono di nulla, evaporando in una scintillante vacuità. Sono parole che si consumano, date in pasto ai cittadini, considerati consumatori. Ed è così che buona parte degli alberi della “verdissima” campagna ForestaMi non ce la fa a sopravvivere perché manca la manutenzione e non hanno acqua, gli alberi del parco Bassini vengono tutti abbattuti, nel silenzio di Sala, iscritto ai Verdi Europei, a San Siro si vuole costruire un nuovo stadio sacrificando un’area pubblica di 5 ettari di verde profondo, il futuro dei 1.300.000 mq degli scali ferroviari, di proprietà pubblica, sono oggetto di speculazione edilizia, e da Crescenzago alla Goccia, al Ticinello, a piazza d’Armi, piazza Baiamonti, Benedetto Marcello, è tutto un pullulare di comitati a difesa del territorio. Il problema della casa e degli affitti è sempre più una piaga sociale che aumenta le diseguaglianze. Ogni spazio vuoto e aperto deve essere forzatamente riempito, adibito a luoghi dove consumare, senza lasciare spazio alla creatività dei singoli e alla bellezza del vuoto che saranno i singoli a riempirlo con la loro semplice presenza umana, creando socialità diffusa. Manca ogni tentativo di progettare una visione organica di città basata sulla bellezza, sulla condivisione collettiva, sulla memoria storica. Assistiamo a megatrasformazioni, decise unicamente sulla base della logica del profitto, che vanno a cancellare l’identità di interi quartieri, spersonalizzando luoghi che diventano identici a 1000 altri luoghi nel mondo. La città, con la sua funzione sociale, il suo poter essere accessibile e fruibile da tutti, è una ricchezza di chi la abita e va salvaguardata. E’ molto importante esserne consapevoli. Ho iniziato il mio percorso di attivista civica mossa dall’indignazione per decisioni insensate e calate dall’alto che riguardavano il mio quartiere, Città Studi. Ho assistito e preso parte a dei veri e propri teatrini in sedi istituzionali, a una mancanza totale di visione urbanistica, a una partecipazione cittadina farlocca, a una nostra critica costruttiva – quanto abbiamo studiato! –, ma che è stata volutamente ignorata quando non delegittimata. O si è d’accordo con quanto già deliberato, o si diventa trasparenti, invisibili. E poco conta se, magari, quelli che ti considerano oggi avversario sono gli stessi che hai sostenuto e votato: come contenere allora la delusione per questa politica gattopardesca, le aspettative tradite e quel senso di profonda frustrazione che ne deriva? Siamo in tanti, e di tanti comitati, a essere militanti, indignati, a sentirci frustrati, e a essere considerati invisibili quando va bene, o quelli che sanno dire solo NO, quando ci si vuole attaccare. Tra di noi ci siamo riconosciuti, ci siamo uniti in una “Rete dei comitati milanesi e della città metropolitana” e alcuni hanno dato vita

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Il vademecum per la par condicio elettorale

Il vademecum per la par condicio elettorale. Interessa anzitutto le liste e i candidati impegnati nelle elezioni del prossimo 3-4 ottobre in Lombardia. Ma anche gli organi d’informazione e più in generale tutti i cittadini. Si tratta del nuovo Vademecum sulla par condicio realizzato dal Comitato Regionale per le Comunicazioni (CORECOM), l’organismo regionale presieduto da Marianna Sala e preposto alla vigilanza sul rispetto delle regole dettate dalla legge 28/2000, che disciplina l’accesso ai mezzi di informazione in campagna elettorale, per garantire la parità di trattamento e l’imparzialità. “Il Vademecum ha lo scopo di agevolare candidati e cittadini – ha sottolineato la Presidente del CORECOM, Sala – nell’applicazione di una normativa tecnica molto complessa e per questo contiene in un testo unico non solo tutte le disposizioni vigenti in materia, ma – ed è la utile novità di quest’anno – la più recente giurisprudenza dell’AGCOM, che ha l’ultima parola sulle violazioni della normativa e sui ricorsi”. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del Corecom Lombardia e sui canali social istituzionali. Ecco il documento: Vademecum par condicio in ambito locale

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