elezioni

Ma alla fine in quanti andranno a votare?

Ma alla fine in quanti andranno a votare? Perché ci sono moltissime questioni aperte su queste elezioni con nel mezzo qualche tema interessante. Ma viene sottovalutato un aspetto essenziale: i numeri. Quanti milanesi andranno a votare? E quante informazioni ci sono in merito? Perché se uno chiedesse “votano tutti i cittadini della Città Metropolitana?” in pochi saprebbero rispondere. Ci sono inoltre da considerare le cose serie: siamo in un periodo difficilissimo. Vecchi meccanismi in balia dei cambiamenti hanno indebolito persino i diritti civili più elementari come il lavoro e la salute, quindi chi ha un lavoro ha tutte le intenzioni di tenerselo. Dunque, avrò davvero voglia di dedicare due giorni alle elezioni quando potrebbe fare una scappata al mare o in montagna? Oppure un’ultima grigliata in giardino prima che diventi davvero impossibile. Gli stipendi saranno appena arrivati perché siamo poco dopo fine mese, dunque gli animi tenderanno a sedarsi almeno per un po’. Dunque quanti saranno a recarsi alle urne? Perché è vero che c’è stato il rientro, ma per chi lavora è tempo di lavorare. Riaccendere i motori che ai primi di ottobre saranno ai massimi e ci resteranno per almeno tre mesi. Quindi ci si chiede ma alla fine in quanti andranno a votare? Perché dipende anche da chi va. Le defezioni potrebbero essere più a destra che a sinistra perché ormai chi lavora vota a destra. A sinistra è rimasta la piccola borghesia impoverita ma rinvigorita da una teoria del nuovo millennio in via di digestione. Loro ci saranno. Ma in quanti? Perché chi sta a partita Iva deve fare cassetto. Non c’è tempo per gente che guadagna sei volte te e ti parla di sacrifici. Vada come vada sarà interessante vedere i risultati.

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A Opera il centrosinistra presenta la candidata sindaco Barbieri

A Opera il centrosinistra presenta la candidata sindaco Barbieri. Sarà sostenuta da Futura, il nuovo progetto politico del centrosinistra per strappare la città al centrodestra leghista. Ecco la presentazione ufficiale: E’ nata FUTURA Dall’unione delle migliori forze responsabili, oneste, solidali del nostro territorio è nata FUTURA: un nuovo progetto politico per Opera. FUTURA vuole promuovere il coinvolgimento e la partecipazione attiva alla vita politica, culturale e amministrativa del comune di Opera, perché la cittadinanza merita una gestione innovativa e un governo trasparente. FUTURA è un laboratorio umano, è l’aggregazione spontanea e creativa di culture e di saperi. FUTURA è la ricostruzione di uno spazio pubblico che mancava, libero da condizionamenti, che ha ancora tutto da fare e da inventare. FUTURA è una forza politica alternativa progressista che parteciperà alle prossime elezioni comunali di Opera. Futura ci sarà con la sicurezza di non poter perdere. Perché chi lotta con il cuore o vince o impara. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ il nostro territorio è sacro ed è stato violato. La recente emergenza sanitaria ha denunciato che il saccheggio delle risorse naturali, la distruzione degli ecosistemi mette in discussione la sopravvivenza della specie umana. Contro questa deriva ognuno deve fare il possibile partendo proprio dal rispetto dello spazio in cui viviamo. Non si tratta di un ambientalismo di maniera, né di un richiamo banale alla decrescita o alle pure politiche di consumo etico. Le città vanno rimodellate, la mobilità va ripensata, il risparmio energetico va messo a valore. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ la sicurezza è un diritto di base e non una merce di scambio. La sicurezza è il presupposto della libertà e della vita e non si è al sicuro chiusi in casa in preda alla paura a causa di un mondo diseguale. La migliore garanzia di sicurezza sono i nostri giovani per strada, il loro sorriso e la loro voglia di divertirsi. Non ci interessano solo le telecamere a circuito chiuso o i droni, non ci interessa il mero potenziamento delle forze dell’ordine. Vogliamo opportunità di lavoro, e una rete sociale per chi un lavoro lo ha perso o è in condizioni di fragilità, la vita regolare dei nostri commercianti, e un territorio urbano attivo e dinamico: linfa per la sicurezza e la serenità di tutti. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ la cultura è il nostro credo. Perché senza cultura si odia e si perde di senso. Vogliamo far vivere le nostre piazze, i nostri spazi pubblici, con tutte le forme d’arte che la società ci offre. Vogliamo vedervi danzare, ridere, riflettere e pensare con dolcezza al futuro dei nostri figli. Vogliamo vedere i figli pensare con speranza ad un futuro nel loro paese. Ma soprattutto vogliamo vederlo fare insieme, perché la cultura, prima di tutto, è condivisione e scambio. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ vogliamo cose semplici: ripristinare le strutture sanitarie ingiustamente sottratte al nostro territorio, ripopolare di medici di base e pediatri i quartieri, offrire un’assistenza agli anziani e ai disabili che vada oltre il puro sostentamento e si orienti verso l’integrazione e la compagnia sociale, valorizzare le strutture sportive del territorio oggi messe solo all’ingrasso ed esposte oltremisura alla speculazione edilizia, incrementare i posti negli asili nido e costruire scuole più moderne e attrezzate. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ se credi anche tu nella libertà, nei diritti, nella democrazia, nella solidarietà, nella partecipazione, sei già dei nostri. E noi siamo qui. #Futura #FuturaOpera #BarbaraBarbieri #Barbieri #Opera #CentroSinistraOpera #ElezioniComunaliOpera #FuturaBarbieri #ComuneDiOpera

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Tempo di elezioni tempo di illusioni

Tempo di elezioni tempo di illusioni. Intendiamoci: sappiamo quanto sia necessario proporre prima di fare. Ma anche quanto il periodo elettorale sia quello in cui si parla del libro dei sogni: le metropolitane non sono ancora finite, ma già si parla di allungarle. Eppure il Comune non ha soldi per farle funzionare. Ma quanto è bello annunciare di poter andare in metro dal Duomo a Vimercate? Le strade intanto vengono asfaltate di nuovo dopo anni di incuria. La polizia pattuglia la città manco fossimo nell’Afghanistan della transizione post occupazione. Fioccano iniziative benefiche di ogni tipo. Promesse di lavoro per tutti e rinascita per i quartieri popolari. Le aiuole si popolano di nuovi fiori anche se tra il caldo e l’autunno dureranno poco. I politici segnalano problemi e combattono come belve per un semplice lavaggio strade, in fondo quello che avrebbero dovuto fare per tutti gli anni in cui sono stati in carica. Ma è tempo di elezioni tempo di illusioni, quando i cinque anni seguenti sembrano quelli giusti. Con la città in cui viviamo a un passo dal decollo definitivo verso orizzonti più sereni, civili e benestanti. Dove nessuno si picchierà più per le strade e gli ubriachi al massimo si limiteranno a scrivere sonetti invece che a vomitare la loro depressione sul malcapitato di turno. I laghetti saranno popolati solo da cigni e qualche paparella rigorosamente accompagnata da una breve fila di teneri anatroccoli e non la Darsena non si riempirà più di alghe come la pozza stagnante che è di solito. E’ così inutile negarlo: in tanti sanno già chi votare perché odiano l’altro (anche qui inutile negarlo, il tifo a priori c’è sempre) e una parte invece andrà a votare credendo (o volendo credere) alle promesse di un mondo migliore. Pure se assomiglia a quello in cui l’ora legale si ricordano tutti quando scatta e nessuno dimentica di spostare le lancette dell’orologio. Questa volta poi l’effetto sarà particolarmente accentuato dalle vacanze estive. Un momento di relax essenziale per il popolino italiano che preferirebbe morire in terapia intensiva pur di passare quindici giorni in Sardegna o a Riccione per dimenticarsi le proprie reali condizioni socio-economiche. Quindi l’imbonitore più bravo, o meglio il ballista migliore, vincerà facilmente. Perché le tasse sono relativamente lontane così come le preoccupazioni dell’italiano medio. E Natale è dietro l’angolo. Dunque perché preoccuparsi? Le illusioni sono il pane migliore in questi casi. E chi saprà venderne di più e meglio potrà ottenere la poltrona di sindaco che fino a poco tempo fa non sembrava interessare a nessuno.

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Bernardo: Sala è stato un bravo sindaco ma correrei per vincere

“Ho sentito Salvini, la mia disponibilità c’è, ma non c’è nessuna sicurezza”. Lo ha detto Luigi Bernardo, primario di pediatria al Fatebenfratelli, a proposito della sua possibile candidatura a sindaco di Milano, poi, in merito al Sindaco Giuseppe Sala “è stato un bravo sindaco, è una brava persona, l’ho conosciuto, ha visto il mio reparto. Non ho nulla da dire, abbiamo probabilmente idee diverse su qualche cosa, forse qualcosa di più”. Lo ha detto Luigi Bernardo, primario di pediatria al Fatebenfratelli, possibile candidato sindaco di Milano per il centrodestra, durante una visita a un banchetto della Lega dedicato ai referendum sulla giustizia. “In cosa mi sento diverso da Sala? Io faccio il medico, l’ospedale lo vivo con le mani dentro il sociale. Questa è una piccola differenza tra noi. Per il resto lo ritengo un gran signore” ha aggiunto il medico. Quanto a una cosa che, a suo parere, non va di Milano ha proseguito: “Credo sia il fatto che stiamo uscendo da un nemico invisibile che è stato il Covid, io l’ho vissuto, ho lavorato vivendo un mese e mezzo in ospedale. Abbiamo lavorato tanto, e questo ha fatto sì che molte persone tornassero a casa. Abbiamo perso una generazione di anziani, di adulti, e credo che quello che dobbiamo fare è riaccendere la luce su Milano e guardare al futuro”. “Battere Sala è possibile? Io corro per vincere”, ha continuato Bernardo, aggiungendo di avere votato in questi anni nell’area centrodestra senza specificare quale partito. Quanto alle poche settimane a disposizione per l’eventuale campagna elettorale ha detto di non essere affatto preoccupato: “Faccio il terapista intensivo alla Macedonio Melloni, per cui per me emergenza e urgenza vuol dire correre veloce”. In ogni caso se dovesse correre contro Sala il medico ha assicurato che la sua sarebbe “una campagna non gridata, ma di ascolto e rispetto reciproco. Non si sentirà mai dalla mia parte parole più alte del tono normale dobbiamo spiegare a, persone cosa dobbiamo fare non cosa vogliamo gridare”.

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E tu chi voterai?

E tu chi voterai? Perché mentre il centrodestra deve decidere del suo futuro, i candidati in campo sono già parecchi. E noi vogliamo darti la possibilità di esprimere la tua preferenza, persino per il presunto candidato sindaco del centrodestra: non essendocene uno, abbiamo lasciato in bianco il nome. Persino lady Oscar ha compiuto un passo indietro. Per assurdo, l’unico ad aver dichiarato la propria disponibilità con il sorriso è stato Roberto Rasia Dal Polo, eppure è l’unico ad essere subito messo da parte. Perché in fondo non è chiaro. Oscar di Montigny non lo conosce quasi nessuno, tranne qualche manager e un paio di tribunali. Ma per il grande pubblico era solo un parente di Ennio Doris, quello che tracciava le banche sulla sabbia. Ma piaceva tanto ad alcuni, sempre meno di quelli a cui piaceva Albertini. Eppure manco il vecchio sindaco è andato bene. Troppa la fatica e troppo pochi quelli disponibili a pagare la campagna. Dunque dobbiamo lasciare il nome in bianco e forse dovrebbero lavorarci gli avvocati del centrodestra milanese: visto che la coalizione senza candidato è in vantaggio su quello scarso di Giuseppe Sala (dai, perde contro un avversario inesistente e c’è chi ha paura a sfidarlo) tanto vale verificare se si può non candidare nessuno. Una lista di nomi ci deve essere, ma il candidato? Il centrodestra nell’inversione delle parti tanto tipica di questi tempi potrebbe rilanciare il modello corporativo: una lista di nomi di eccellenza che si divideranno poi le responsabilità in capo al sindaco. Per assurdo se fosse legale non presentare un nome unico, forse sarebbe la strada giusta. In fondo come vedrai dai candidati, la maggior parte pescano proprio da quelli che dovrebbe essere l’elettorato di Sala lo scarso. In attesa di sapere cosa combineranno Salvini e La Russa (alla fine a Milano per FdI decide lui) resta una sola domanda: e tu per chi voterai? [socialpoll id=”2761251″]

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Romanzo elettorale capitolino, extended

Romanzo elettorale capitolino, extended. Se Craxi era pericolo per la democrazia, ora Raggi è minaccia per Roma Prima parte Meno eletti decidi e più ne hai Allarme, siam romani Il sudario di Mafia Capitale Sorella Meloni Incapacità grillina Raggi stretti a denti stretti Strategie di odiatori Intanto smottamenti a ripetizione in casa grillina. 5 donne, fuoriuscite dai 5s dell’aula Giulio Cesare (Grancio con i socialisti, Ficcardi con i Verdi e Montella, Catini e Guerrini nel misto) hanno tolto a Virginia la maggioranza presieduta da un altro nemico, quell’ex grillino di De Vito, già primo candidato sindaco degli indignati poi presidente dell’assemblea capitolina, tornato, dopo essere stato arrestato e scaricato, a lanciare Crea Movimento. Altri 4 consiglieri (Stefàno, Sturni, Terranova Guerrini e la Iorio) stanno uscendo. Fuori dall’aula, c’è la Lozzi, presidente del settimo municipio che si candiderà con Rivoluzione Civica; c’è la vicepresidente del Senato Taverna, periferica romana che accusò di complotto l’elezione della Raggi. Contare solo su 24 o 20 consiglieri capitolini (inclusa se stessa) non è così grave; in Regione Zingaretti è stato sempre in minoranza fintanto che la 5s Lombardi non è entrata al governo con la transizione ecologica. Il problema di Virginia è che ora il suo ex referente politico è assessore di un governatore che la taccia di essere una minaccia per Roma. La strana alleanza di democratici, fratelli, leghisti e metà grillini raccolgono le firme per sfiduciarla e chiudere l’ipotesi di una sua candidatura sempre sulle mine. L’esito sarebbe disastroso in ogni caso per i grillini. Non a caso si prevede il 12% per l’eventuale pasionario Di Battista sopra la Raggi al 10%, nel sostanziale dimezzamento dei voti. L’animo, rosicone, negativo, rancoroso, piagnone, opportunista, indignato, risarcitorio, inconcludente, complottista, della secolare plebe, del Coatto Re deve trovarsi un altro lido. Rane gonfie Intanto sondaggi e talk alimentano il gonfiar di rane inconcludenti. Scambiano visibilità televisiva per forza elettorale e alimentano l’ambizione smisurata e inconcludente dei Gualtieri, lo storico prestato all’Economia del governo Conte bis valutato un 18,5% e dato per vincente a marzo dal giornale Domani; e dei Calenda di Azione e di Italia Viva, valutato un 20% ed un 14,3%. Nessuno bada che il suo partito stia al 3%. I democratici, dopo essersi baloccati con l’indicazione dall’alto di Zingaretti, tornano alla farsa delle primarie; contro Gualtieri, il nipote del monumento ebraico Zevi, un uomo di Sant’Egidio, un marinista ed una ex grillina; giusto a confermare le colonne di sostegno. Poi c’è Fassina reduce del mondo allo sbando di Leu, scomparso tra Sinistra e Articolo uno, i cui cocci saranno alleati ma non organici del Pd. Pourpourri alla romana E’ tutto un pourpourrì di nomi noti ed eccellenti, Bertolaso, Zingaretti, Raggi, Calenda, Fassina, Gualtieri, Di Battista, Zevi, Sassoli, Sgarbi di Rinascimento, all’ultimo Gasparri. I produttori tv ci mettono anche Rampelli, sottolineando però che non lo conosce quasi nessuno. L’avrebbero detto anche per Lenin nel ’17. Non c’è neanche una new donna celebre (a riprova dell’intelligenza femminile). Si fanno i tornei includendo i noncandidato sindaco e quello che non vuole candidarsi. Bertolaso batte Raggi e Gualtieri (54,3 a 45,7) ma perde con Zingaretti e Calenda. Gualtieri batte Raggi, Calenda e Abodi; Calenda batte Raggi e Abodi; Sassoli batte Bertolaso; Raggi batte Calenda e Apodi (chi era costui?). Trascurabili le partecipazioni dei Bedini di Rifondazione Comunista e Potere al Popolo (qualcuno ricorda che bloccò lo stadio della Roma); del ventenne starter Lobuono de La Giovane Roma, lista di ragazzi under 25 con due start up all’attivo e di Bernaudo dei Liberisti Italiani, riesumato dalla partecipazione al governo regionale della sindacalista Polverini, franato sul Fiorin fiorito. Saranno comunque decine fino al centinaio le micro formazioni di sostegno alle varie coalizioni. I pensionati stessi si presenteranno come moribondi pensionati, quarantenni pensionati e pensionati semplici. Neo marino marziano Le elezioni romane sono lontane. Da qui a ottobre, la Raggi, commissariata, senza maggioranza, sfiduciata, bombardata dalla lite interna, locale e nazionale dei pentastellati, chissà se riuscirà a candidarsi. Chiunque ci sarà, forse la polverizzazione dei 5s si accelererà; finora dal 35% al 17% al 14,5, finirà tra 10% e 5%. Nei mesi sarà sempre più evidente l’inconsistenza del mite Gualtiero, né carne, né pesce. Presumibile che sul piano del voto lo surclasserà anche lo sconosciuto Rampelli, un politico temprato di territorio. Anche il Pd passato a Roma dal 30% al 27% al 24% sta scivolando sempre più in basso, con una segreteria nuova che ha già incassato sconfitte ed una piazza irata da alleanze contro natura. Calenda servirà a poco ma tutto fatto per danneggiare il ridente Gualtiero che nella migliore delle ipotesi sembra un marziano Marino peggiorato. Alle Fratte si considera già realistica l’ipotesi di arrivare terzi e si confida nella tenuta, se non dei rossi, dei gialli. Ci potrebbero essere entrambi e nemmeno il ballottaggio. Il silenzio d’oro della destra Il silenzio sui candidati ha finora agevolato la crescita a destra che senza esagerare ha accennato a scelte civiche come il manager Abodi o la giudice Matone. E’ chiaro già oggi, ma detto solo sottovoce, che la destra unita supera il centrosinistra di ca. 5 punti, 42% a quasi 37%. Nei mesi che verranno con le accuse crescenti sulla gestione dell’epidemia ed il crollo economico, il divario si farà incolmabile. L’unica chance che ha la sinistra è la candidatura per il centrodestra delle facce bollite della Forza Italia romana, in particolare del postfiniano Gasparri, che in genere si trincera dietro banali frasi comiziali di circostanza. Assieme alla sinistra, è grandissima la responsabilità di questa destra, apparentemente moderata, di avere fatto della politica romana un deserto; si pensi al coordinatore Bordoni passato da Fi alla Lega senza che se ne accorgesse nessuno. Sarebbe stata l’occasione del compianto Diaconale; potrebbe esserla per Sangiuliano, direttore TgRai2. Tutte le teste valide, senza un mondo economico che si impegna più, senza corti chiuse a riccio, non ci provano nemmeno. Sindaca Meloni D’altronde da Moffa in poi è chiaro che a Roma solo la destra più storica può mobilitare la piazza e vincere; l’incrocio di indignazione

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