Gentile lettore, le regole la politica le fa e poi le aggira

Gentile lettore, le regole la politica le fa e poi le aggira. Rispondiamo volentieri alla sua gentile lettera a proposito della manifestazione “Milano città giusta”. Non possiamo davvero valutare quanto sia schierata politicamente una manifestazione come quella da lei citata, ma sicuramente gli organizzatori dovrebbero riflettere sul fatto che effettivamente qualche milanese ha avuto tale percezione. Non per altro: il Comune e le Istituzioni sono di tutti, dunque non dovrebbero subire la tinteggiatura politica in alcune situazioni. Ma purtroppo capita, mi spiego: in questi ultimi giorni si è tenuta la prima Safety Week, una settimana dedicata a tutti gli aspetti di un tema importante come la Sicurezza. E in diversi casi erano presenti solo esponenti del Partito democratico. Un fatto in teoria in contrasto con l’articolo 9 della legge 28 del 2000, che impedisce nei periodi del così chiamato “buio elettorale” ai dipendenti pubblici di prestarsi alle attività dei partiti. Una norma per altro nata proprio per tutelare i dipendenti pubblici dal capetto del momento, altrimenti ogni Don Rodrigo potrebbe obbligarli ad aiutarlo per essere rieletto. Ma ciò non succede, perché grazie al rispetto di un certo percorso nessuno impedisce che un ente pubblico gestito dal Pd (ma potrebbe  essere un altro partito) organizzi un evento nonostante il “buio elettorale” con dipendenti ad esempio dell’Inail. E il tema non è tanto la legge che c’è e, come sempre, basterebbe che fosse applicata. Ma chi deve applicarla: se le segnalazioni del non rispetto della legge 28 devono arrivare da altri partiti, inevitabilmente non arriveranno mai perché oggi governa il Pd, ma domani potrebbe governare la Lega. E un sistema diciamo “morbido” conviene a tutti. Per questo le diciamo gentile lettore, le regole la politica le fa e poi le aggira. In fondo non è nemmeno una tragedia, perché la politica è comunque espressione della volontà della maggioranza delle persone (almeno di chi va a votare) dunque esprime in un certo senso l’orientamento generale.

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