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Consulta: incostituzionale legge lombarda. Stop taser ai ghisa

Niente taser agli agenti di polizia locale: la Corte Costituzionale, con la sentenza 126 dello scorso aprile, ha infatti dichiarato incostituzionale la parte della legge di revisione normativa del 2021 di Regione Lombardia che introduceva la possibilità per i ghisa di utilizzare fra l’altro “dissuasori di stordimento a contatto”. Il motivo è che i taser sono considerati armi comuni, e su questo la competenza è dello Stato, che contro la legge lombarda aveva deciso di fare ricorso. Una questione “fondata” secondo la Corte. “La Regione Lombardia, stabilendo che le forze di polizia locale possono dotarsi di tali dispositivi (sia pure limitatamente a quelli funzionanti ‘a contatto’) – si legge nella sentenza -, per un verso ha superato gli attuali limiti e condizioni che il legislatore statale ha individuato per la sperimentazione degli stessi; per altro verso, e più in radice, ha ampliato il novero delle ‘armi’ in dotazione ai corpi di polizia municipale al di là delle previsioni”. E dunque “va, pertanto, dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 5 della legge reg. Lombardia n. 8 del 2021, limitatamente alle parole ‘dissuasori di stordimento a contatto’”. ANSA

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Quel silenzio sulle quattro vigilesse suicide in meno di due anni

Quel silenzio sulle quattro vigilesse suicide in meno di due anni. Provate a pensare: prendere l’arma laddove è custodita, un comodino, un cassetto, un armadio, caricarla come se si fosse davanti a una minaccia imminente, come può accadere in servizio quando ci si trovi di fronte a un rapinatore armato, deciso a tutto, dal quale occorre difendersi per un potenziale pericolo alla propria e altrui integrità fisica, scarrellare la pistola, puntare la canna verso se stessi, cuore, testa, e poi spingere il dito sul grilletto, il proiettile che penetra le tue carni irrimediabilmente. Una sequenza di gesti che lascia il tempo di pensare a quello che si sta facendo, pertanto, almeno in quel preciso momento, voluta, ragionata, meditata, consapevole. Che quattro donne della polizia locale di Milano abbiano deciso di farla finita in meno di due anni, pone una serie di quesiti: Ci si era accorti del disagio? Si è fatto qualcosa per evitare che il disagio si trasformasse in tragedia? Vi erano state richieste d’aiuto che avrebbero potuto, se esaudite, evitare il peggio? Oltre a indagare sulle motivazioni personali che portano un individuo a compiere un gesto così profondo e totalizzante, in casi come questi, occorre comprendere quali siano le relazioni tra il suicidio e la professione che si svolge. Immaginiamo sempre che le persone in divisa siano forti, miticamente invincibili, eroiche, non sempre è così, la fragilità pervade tutti gli esseri umani, anche quelli in divisa. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Governativa “CERCHIOBLU”, i suicidi tra gli operatori delle forze di polizia sono un fenomeno endemico e ben conosciuto. Nonostante ciò, pochi o nulli risultano essere gli interventi utili a fermare questa scia di sangue da autodistruzione. Un fenomeno che deve essere affrontato una volta per tutte, perché racconta di un disagio strisciante che non trova forma di attenuazione sui luoghi di lavoro. Senza voler fare analisi compiute che risultano assai difficili e complesse, ciò che voglio porre in evidenza è che il lavoro (che occupa un ampio spazio temporale della nostra vita quotidiana) è uno dei contesti in cui si attivano e si smorzano determinate tendenze, e ciò è strettamente correlato al tipo di condizione psicologica che si vivono proprio sui luoghi di lavoro. Soprattutto se si svolge una professione dove è facile che la tenuta psicologica sia sollecitata da eventi traumatici (coinvolgimento in un conflitto a fuoco, interventi su incidenti mortali con presenza di cadaveri, scontri fisici e verbali con persone riottose, etc.), da tensioni tra sottoposti e superiori (tipiche di professioni dove la gerarchia è notoriamente marcata), dallo svolgere orari diversi dal “normale”, che mettano in discussione un’ottimale gestione della famiglia (turni notturni, serali, sabati, domeniche o feste comandate), e molto altro ancora. A mio avviso è proprio sul luogo di lavoro che si potrebbe fare qualcosa per limitare questi fenomeni e, purtroppo, è proprio lì che, attualmente, mancano progetti e relativi supporti. Per le informazioni in mio possesso, almeno due delle vittime della polizia locale di Milano avevano palesato alcuni disagi di origine personale e lavorativa. Avevano chiesto aiuto ma nessuno si era preoccupato di tendere loro la mano. Indifferenza, menefreghismo, insensibilità? Non lo sappiamo, però una cosa è certa, bisogna fare chiarezza, e se per fare chiarezza su queste morti occorre una commissione d’inchiesta del comune di Milano, ben venga! Anche se, dalle dichiarazioni dell’assessore alla sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato (che è anche consigliere comunale), la maggioranza che governa Milano sta cercando in ogni modo di boicottarla. Capisco che siamo in campagna elettorale, ma esigenze di chiarezza andrebbero perseguite sempre, come si sulo dire, senza se e senza ma…    

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Ghisa la centro del dibattito

Ghisa la centro del dibattito. In questi giorni i ghisa sono al centro del dibattito tra promesse politiche di assunzioni di massa, scandali su multe e traffico di droga, suicidi. Tutti fatti di cronaca che rimettono al centro della discussione una categoria di cui ci si ricorda solo quando si pensa alle multe delle auto in sosta, ma sono tante le loro attività. E alcune sono andate talmente oltre da causare l’apertura di un’inchiesta della procura perché un gruppo di vigili infedeli cancellava le multe agli amici, ma è solo un sintomo di quanto la situazione vada ripresa in mano: pochi giorni fa c’è stato un suicidio di una donna in divisa. Non il primo. Ora Riccardo De Corato ha annunciato una commissione d’inchiesta comunale per approfondire i temi sul tavolo per la Polizia Locale di Milano, mentre l’ancora sindaco Giuseppe Sala ha annunciato niente meno che 500 assunzioni. Su circa 3000 addetti non sarebbe niente male, anche se c’è chi ha ricordato che quando si è candidato la prima volta ne avevi promessi 300, ma non sono mai arrivati. Ma si sa: Sala ha sempre grandi obbiettivi, poi che si raggiungano è un altro conto. Lui è uomo di prospettive, meno di fatti. Sui ghisa infatti forse andrebbe anche capito come mai sono tra le categorie con percentuali di 104 più alta delle forze dell’ordine: sono centinaia quelli con limitazioni al servizio. Dunque forse il servizio in generale va ripensato: che senso ha ignorare un fatto come questo? E allo stesso tempo una riorganizzazione forse aiuterebbe a rimettere ordine anche in quelle parti della Polizia locale che sembrano aver perso il controllo.

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Una corona di alloro per Savarino

Una corona di alloro per Savarino. “Questo pomeriggio, in qualità di Assessore regionale alla Sicurezza, immigrazione e Polizia Locale e consigliere comunale di Milano, ho partecipato alla posa di una corona di alloro in memoria dell’agente di polizia locale, Nicolò Savarino, organizzata da Palazzo Marino presso il parco che porta il suo nome in via Livigno a Milano, in occasione del nono anniversario della sua uccisione. Successivamente ho deposto un mazzo di fiori sotto alla lapide in via Varè, dove l’agente venne ucciso”. Queste le parole dell’Assessore regionale alla Sicurezza, immigrazione e Polizia Locale e consigliere comunale di Milano, già vice Sindaco del capoluogo lombardo, Riccardo De Corato in occasione dell’anniversario dell’omicidio del vigile Savarino investito mentre era in servizio a Milano, il 12 gennaio del 2012 da un suv guidato da Remi Nikolic, allora 17enne, e dal 26enne serbo Milos Stizanin. “Con rammarico e sgomento, ricordo che i suoi assassini non hanno mai scontato la pena adeguata per ciò che hanno commesso. Nikolic è tornato in libertà l’11 febbraio scorso, dopo aver scontato solo la metà della pena alla quale era stato condannato per aver ucciso il vigile. Il 6 luglio 2020 anche il complice, Stizanin, già detenuto per fatti di droga commessi in Serbia, è stato assolto. Quattro giorni più tardi, il 10 luglio, Nikolic, ormai 26enne, è stato arrestato insieme ad altri due complici, anche loro romeni, per due furti commessi in abitazioni in centro a Milano. Il primo colpo è stato messo a segno dopo soli undici giorni dalla sua liberazione. Oggi, dopo 9 anni, per l’omicidio di Nicolò Savarino nessuno è in carcere. La vita di un agente e la sua memoria umiliate da una giustizia garante dei diritti degli assassini e incurante di quelli delle vittime. Come se ciò non bastasse, i familiari dell’agente si sono visti offrire come risarcimento, rifiutandoli perché ritenuti un’offerta “offensiva”, 30mila euro, comprensivi delle spese legali, da Qbe Insurance, compagnia assicurativa che agisce per conto del Comune di Milano, del quale Savarino era dipendente. Come se la vita di un uomo, di un agente di polizia locale, valesse una somma così esigua. Tutte queste vicende sommate hanno ucciso una seconda volta l’agente. Ricordo, infine,- conclude l’Assessore- con grande commozione che il 20 gennaio 2019, giorno di San Sebastiano, patrono della Polizia locale, nel corso di una cerimonia a Como, ho avuto l’onore di consegnare, a nome di Regione Lombardia, una targa commemorativa ai familiari di Savarino”.

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Vigili spacciatori: la Procura apre un’inchiesta

Vigili spacciatori: la Procura apre un’inchiesta. Secondo quanto ricostruito da un clamoroso servizio de “Le Iene” andato in onda nei giorni scorsi, alcuni vigili erano in combutta con gli spacciatori. Hanno cioè tentato di convincere un pusher, già condannato a 6 anni di carcere, per spartirsi con lui droga e soldi sequestrati al altri spacciatori. Il fascicolo di indagine è stato affidato a un magistrato del dipartimento anticorruzione e reati contro la pubblica amministrazione diretto dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. L’aspetto più da telefilm anni ’80/’90 è che si tratta di vigili appartenenti al nucleo antidroga. Secondo la ricostruzione del programma di Mediaset, un ex spacciatore avrebbe rivelato di essere stato contattato all’uscita dal carcere da due ‘ghisa’ del nucleo antidroga della Polizia Locale che gli avrebbero proposto di segnalargli qualcuno che spacciava grandi quantità di stupefacenti per arrestarlo e intascare così parte della droga e dei soldi da porre sotto sequestro. Come contropartita il pusher “complice” degli agenti avrebbe ottenuto una ricompensa in denaro. Così è scattata la “trappola” delle “Iene” che avrebbero organizzato una finta consegna di droga e incastrare i ghisa infedeli. Se le indagini che saranno condotte dai vigili e dalla squadra Mobile della Questura confermeranno le accuse, forse il caso troverà spazio e sarà d’impulso per capire quale sia la vera situazione della polizia locale di Milano sotto questo comandante, già coinvolto in maniera poco chiara in un incidente occorso alla figlia di due notissimi magistrati e costato la vita a una persona. Sarebbe un altro caso imbarazzante, anche se più in stile da Miami Vice che Law and Order. Palazzo Marino intanto scarica preventivamentei vigili coinvolti: ”L’Amministrazione, alla luce di quanto accaduto alcuni giorni fa e riportato dal servizio de Le Iene “Milano, accordi economici degli agenti con i complici sulla droga?”, sta attuando i primi provvedimenti di trasferimento per gli agenti che sarebbero coinvolti nei fatti raccontati nel servizio. Eventuali ulteriori misure saranno valutate all’esito delle indagini, per le quali l’Amministrazione e il Comando della Polizia locale di Milano sono già a disposizione dell’Autorità giudiziaria che sta effettuando gli accertamenti sui fatti e le responsabilità”.

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Vigili in strada: lo sfogo dell’ex comandante Barbato

Vigili in strada: lo sfogo dell’ex comandante Barbato. La questione del perché la Polizia Locale non sia in strada ad aiutare nell’opera di controllo dei trasgressori delle direttive anti Covi19 è aperta. Sono stati gli stessi ghisa milanesi a chiedere di tornare dalle ferie forzate imposte dal Comune di Milano. Lettere aperte, comunicati stampa e sfoghi a cui si sono aggiunti pian piano alcuni membri della politica milanese. L’idea è semplice: servono molti controlli, soprattutto serviranno anche nella fase 2, ma non c’è il personale. Polizia e carabinieri sono già a tutto campo, ma non possono essere ovunque. Per pattugliare migliaia di chilometri di strade di città da milioni di persone servono anche i vigili. Proprio sul tema dei vigili in strada è arrivato lo sfogo dell’ex comandante Antonio Barbato. Un video in cui l’ufficiale ripropone alcune domande che diventano sempre più insistenti.   Sala si trova con una questione spinosa, perché proprio da un accorto utilizzo della Polizia Locale il Comune avrebbe forse potuto far sentire la propria presenza ai cittadini. Sarebbe stato un segnale importante anche per confermare l’affidabilità di Milano e dei milanesi. Ma il sindaco, come altri politici di destra e sinistra, è stato travolto da una crisi epocale e forse non ha più le energie per gestire la questione della gestione dei ghisa.

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