giulio gallera

Regione: opposizioni all’attacco con una commissione d’inchiesta

Regione: opposizioni all’attacco con una commissione d’inchiesta. In questi giorni, complice anche il via vai della Guardia di Finanza per le indagini sulla strage nelle Rsa, si avvertiva un certo nervosismo a Palazzo Lombardia. Dall’esterno pezzi da novanta della politica milanese di sinistra come Pierfrancesco Majorino bombardano da giorni il dibattito con la richiesta sempre più pressante di commissariare la Sanità lombarda. Ora arriva anche un colpo dall’interno in Regione: opposizioni all’attacco con una commissione d’inchiesta: “I consiglieri delle forze di opposizione in Consiglio regionale della Lombardia – Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lombardi Civici Europeisti, Più Europa/Radicali, Italia Viva – depositeranno domani (oggi ndr) le firme necessarie per l’istituzione di una Commissione consiliare di Inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid 19 in Regione Lombardia. Lo hanno annunciato ieri mattina in una conferenza stampa tenuta a Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale, e diffusa via Facebook, i cinque capigruppo: Marco Fumagalli (M5S), Fabio Pizzul (PD), Niccolò Carretta (LCE), Michele Usuelli (+ Europa) e Patrizia Baffi (IV). Secondo le previsioni dello Statuto regionale della Lombardia, articolo 19, la commissione di inchiesta ha il potere di indagare su questioni di spettanza del Consiglio Regionale e può essere istituita su richiesta motivata sottoscritta da almeno un terzo dei Consiglieri regionali, quindi almeno 27. I gruppi di opposizione hanno i numeri necessari per chiederne l’istituzione, a cui deve dare seguito l’Ufficio di presidenza del Consiglio entro 15 giorni dal ricevimento della richiesta. Marco Fumagalli, capogruppo del M5S, dichiara: “Il dramma che stiamo vivendo in Lombardia non deve ripetersi: abbiamo il dovere di approfondire con una commissione d’inchiesta. Va fatta trasparenza sulle cause dell’ampia diffusione del virus, vanno valutati eventuali errori di programmazione, difetti organizzativi legati al sistema sanitario lombardo, problemi e carenze nella catena di comando anche legati alla legislazione regionale in vigore. Le verifiche saranno assolutamente scrupolose a partire dalla distribuzione a singhiozzo dei dispositivi di protezione individuale, al limitato ricorso ai tamponi nella popolazione, fino all’orrore nelle case di riposo e ai numeri reali della pandemia. Tutto deve essere analizzato per capire le carenze e gli errori che hanno determinato questa ecatombe di dimensioni eccezionali. I lombardi hanno pagato a caro prezzo questa pandemia, e la Commissione, a partire da una documentazione solida, sarà la sede opportuna per programmare una sanità lombarda che sappia affrontare coerentemente le emergenze”. Fabio Pizzul, capogruppo del Partito Democratico: “Il sistema sanitario lombardo non ha risposto adeguatamente alla sfida e la legge regionale va rivista alla luce di quanto è successo in queste settimane. La commissione d’inchiesta non è un fittizio tribunale ma un luogo dove fare chiarezza, dove capire perché in Lombardia ci siano stati tanti, troppi morti, e perché sia stato così difficile tracciare un’epidemia che qui si è manifestata in modo così virulento. È, prima di tutto, un atto di chiarezza nell’interesse dei cittadini lombardi. Perché tanti morti? perché non siano stati protetti operatori sanitari e RSA? Si accertino gli errori perché non vengano ripetuti, anche in vista di un’apertura graduale di una fase 2 o di una nuova esplosione dell’epidemia in autunno. Dovremo trovarci pronti, con le scelte corrette.” Niccolò Carretta (Lombardi Civici Europeisti): “Siamo convinti che una commissione d’inchiesta possa fare solo che bene alla nostra Regione e all’Istituzione del Consiglio regionale perché aiuterebbe certamente il processo auspicato per fare luce su quello che non ha funzionato durante l’emergenza Covid-19 e che ha comportato un livello di stress delle strutture ospedaliere lombarde oltre ogni limite. Da presidente della Commissione d’Inchiesta sui rifiuti ci tengo a precisare che questo tipo di iniziative servono perché aiutano a garantire un maggior grado di trasparenza nei confronti dei cittadini”. Michele Usuelli, (+ Europa) “Avendo constatato la restrizione degli spazi di dibattito democratico nella assemblea degli eletti e ritenendo di essere sempre stati opposizione dura ma costruttiva e propositiva, il mancato ascolto e l’insufficiente interlocuzione con la giunta ci obbligano ad utilizzare questo strumento per non essere compartecipi della grave incapacità di gestione della politica sanitaria e Lombardia . Patrizia Baffi, consigliere di Italia Viva: “Sono di Codogno e qui ho vissuto prima degli altri il dramma della pandemia. Qui abbiamo vissuto prima di tutti l’impreparazione rispetto a ciò che stava succedendo, e anche il senso di abbandono, perché mentre noi eravamo confinati dall’esercito all’interno della zona rossa, al di fuori la vita continuava normalmente. Oggi è importante questa unione tra le forze di minoranza. La commissione d’inchiesta è un atto dovuto, non un diritto ma un dovere di ogni consigliere regionale. Non sarà un tribunale dell’Inquisizione, perché do per scontato l’impegno e la professionalità di tutti coloro che si sono spesi per contrastate l’epidemia, ma c’è stata una fragilità nell’affrontare l’epidemia, c’è stata una falla e occorre capire dove è stata. Questo ci spetta come consiglieri regionali, per il ruolo che ricopriamo, in vista di mesi che si annunciano ancora difficili.”

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Repubblica teme il buon lavoro di Gallera

Repubblica teme il buon lavoro di Gallera. L’articolo pubblicato ieri è il segno di quanto la Milano di Sala e compagnia abbia paura di Giulio Gallera e allo stesso tempo di come non riesca a mettere da parte la campagna elettorale: durante una conferenza stampa il giornalista chiede all’assessore regionale al welfare se fosse disponibile a fare il sindaco. Domanda di cui è difficile capire il senso in un momento in cui tutti, salvo rare e consuete eccezioni, stanno cercando di vincere una battaglia che più comune è difficile immaginare. Ogni domanda è lecita, come considerarle semplicemente inadeguate altrettanto. Gallera ha risposto così come fatto in altre situazioni che sarebbe disponibile, informazione in mano a tutti i cronisti e i politici milanesi da anni. Il giorno dopo Repubblica pubblica un articolo dal titolo: pronto a fare il sindaco. Operazione molto discutibile, perché ha solo risposto ingenuamente a una domanda fuori contesto. Subito una parte, per fortuna non tutta, della sinistra milanese ha attaccato Gallera: l’assessore era reo secondo loro di pensare alla candidatura invece che all’emergenza. Ora, chi scrive non ha mai avuto rapporti particolari con Gallera, anzi a quanto mi risulta c’era una certa antipatia per un pezzo sul Fattoquotidiano.it, ma non si può negare che se c’è qualcuno che si sta battendo come un leone su tutti i fronti è proprio Gallera. Dall’inizio ha fatto tutto il possibile per affrontare una crisi senza precedenti. Forse proprio per questo Repubblica teme il buon lavoro di Gallera. Il loro campione Giuseppe “l’onesto” Sala è appena inciampato nell’errore della campagna Milanononsiferma, mentre Gallera appariva sempre più come un grande lavoratore e un politico serio. Ecco che però all’improvviso arriva un bell’articolo che fa risultare l’assessore come un subdolo politico che pensa solo alla carriera. Ci sta, è la dialettica politica di cui certi giornali giustamente vivono. Forse però questa volta si poteva evitare. La campagna elettorale si poteva rimandare. Invece no. Peccato. L’ennesima occasione persa dal giornalismo italiano di sembrare serio.

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Gallera: bene il Decreto, il sistema regge ancora, ma dovete ridurre le attività sociali

Anche oggi l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, era da solo a dare gli aggiornamenti sull’emergenza coronavirus e ha iniziato commentando brevemente il decreto con cui il Governo ha “chiuso” la Lombardia. Prima di tutto l’Assessore ha voluto tranquillizzare tutti i milanesi e lombardi, che si trovano fuori dalla regione, sottolineando che il decreto “consente e prevede di il rientro presso il proprio domicilio” oggi, domani, ma “anche fra una settimana“, precisando però che una volta nella nostra regione gli spostamenti saranno consentiti, solo se “necessari per comprovate necessità lavorative” perché il Governo “per ora” ha inteso “preservare le attività produttive“, compresi “i trasporti” per consentire l’approvvigionamento di merci e derrate alimentari, non c’è quindi “nessuna necessità di correre a fare la spesa per paura si esauriscono le merci“. Gallera, ha anche apprezzato la volontà di fare “ridurre in maniera drastica qualsiasi tipo di attività sociale“, che in questo momento “è l’unica arma contro la diffusione del coronavirus” – concetto sottolineato più volte anche in seguito – poiché, “non disponendo di medicinali specifici per curarlo” e mancando molti mesi prima di potere “disporre di un vaccino” solo se “riusciamo a soffocare il contagio vinciamo questa battaglia” (come accaduto a Lodi dove da tre giorni i casi sono in calo). Gallera ha giudicato positiva anche la chiusura di “tutte le attività che animano la vita sociale“, con i “bar e ristoranti aperte fino alle 18 a supporto delle attività lavorative” mentre i negozi alimentari rimarranno regolarmente aperti pur contingentando gli ingressi per evitare la calca al loro interno. Prima di passare all’aggiornamento dei numeri, Gallera ha detto che si tratta di “una battaglia sempre più difficile che noi stiamo combattendo e il sistema per ora ancora regge“, poi ha elencato “ad oggi sono 4189 i positivi, 2217 i ricoverati, 399 dei quali in terapia intensiva, 756 in isolamento domiciliare, mentre 550 persone sono  guarite e 257 decedute“, rimarcando che, anche se questi ultimi sono tutti anziani o persone afflitte da altre patologie, il 35% dei ricoverati ha meno di 65 anni e, nel momento in cui il sistema sanitario non sarà più in grado di supportarli con cure adeguate, anche i decessi fra i giovani aumenteranno. La buona notizia è che i posti in terapia intensiva, a riprova del grande lavoro dalla macchina organizzativa e dal personale medico/infermieristico, sono saliti dai 360 di ieri a 447 disponibili oggi (399 dei quali occupati). Gallera ha inoltre spiegato che questa mattina è si è svolta una riunione di giunta straordinaria in cui è stato deliberato il modello che permetterà di aumentare ancora di più l’efficienza e i posti disponibili, destinando alcuni ospedali (Niguarda e Humanitas a Milano) all’assistenza di chi è vittima di infarti, ictus e traumi maggiori, mentre tutti gli altri saranno dedicati a pazienti covid. Le prestazioni ambulatoriali per ora sono sospese, salvo per quanto riguarda quelle indifferibili (come i trattamenti chemioterapici), mentre dentisti, fisioterapisti e professionisti che non possono entrare nel sistema covid continueranno le loro attività, come lo faranno i punti nascita. Riprenderanno anche le vaccinazioni ai bambini perché non possono più essere rimandate oltre. Gallera ha fornito anche il dato relativo alla città di Milano che conta per ora 171 casi e ha concluso ribadendo alcuni concetti fondamentali: “Questa battaglia che oggi sta impattando in maniera molto forte, mettendo a rischio la solidità dei sistemi sanitari e la loro capacità di reazione, che in Lombardia grazie alla qualità degli uomini e delle donne  oggi sta trovando ancora il sistema sanitario vittorioso sulla diffusione dell’infezione, ma l’unico modo in cui possiamo vincere, è quello di rimanere in casa, di realizzare un distanziamento sociale, di evitare di venire contagiati e di contagiare a nostra volta. Quindi oggi più che mai è solo nella responsabilità individuale di ognuno di noi la capacità e la forza di chiudere al più presto questa pagina e di ritornare a vivere la nostra vita nel modo migliore e di vincere la sfida #fermiamoloinsieme!“.   

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Coronavirus: la conferenza stampa dell’Assessore Gallera

Si è svolta a Palazzo Lombardia la conferenza stampa nel corso della quale l’Assessore alla Sanità Giulio Gallera ha dato aggiornamenti in merito alle infezioni da coronavirus riscontrate in Lombardia. “Altre due persone residenti a Castiglione D’Adda sono risultate positive al test del Coronavirus. Si tratta della moglie del 38enne in terapia intensiva e di uno stretto conoscente. I due pazienti si trovano attualmente in stato di isolamento. Si invitano tutti i cittadini di Castiglione d’Adda e di Codogno, a scopo precauzionale, a rimanere in ambito domiciliare e ad evitare contatti sociali. Per coloro che riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori l’indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà ogni singola situazione e attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio. E’ attiva da ieri sera una task force regionale che sta operando in stretto contatto con il Ministero della Salute e con la Protezione Civile. La maggior parte dei contatti delle persone risultate positive al Coronavirus è stata individuata e sottoposta agli accertamenti e alle misure necessarie”.  

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Affaire libici, M5S: “Gallera risponda o mozione di sfiducia”

Affaire libici, M5S: “Gallera risponda o mozione di sfiducia”. Non si placano le polemiche in Consiglio regionale per la questione dei miliziani libici feriti curati negli ospedali italiani. In pochi parlano e, quando lo fanno, danno risposte evasive. Per questo il consigliere Marco Fumagalli batte sul punto: “Il Consiglio Regionale della Lombardia deve finirla con di occuparsi del nulla cosmico. Da mesi assistiamo alla costante marginalizzazione del Consiglio Regionale impiegato in attività lontane dalle reali esigenze dei cittadini. Le risorse pubbliche devono essere impiegate per fare l’interesse dei cittadini. Discutere, come è accaduto oggi, di istituire il sigillo longobardo è assurdo. Piuttosto parliamo dei soldati libici curati nei nostri ospedali. Se Gallera non spiega la vicenda in Commissione è pronta la nostra mozione di sfiducia”, così Marco Fumagalli, capogruppo del M5S Lombardia, a seguito dei lavori della Commissione Programmazione e Bilancio sul “Premio Anello Sigillo Longobardo” e sul premio “Lombardia è musica”. “Ci sono tanti temi importanti e urgenti da trattare. Abbiamo depositato progetti di legge importanti, che non vengono mai presi in considerazione. Al momento l’atteggiamento della Giunta è di assenza. È accaduto ieri con l’assenza di Bolognini sull’importante questione delle misure a favore dei disabili. Se questo è l’atteggiamento verso le prerogative e le funzioni del Consiglio e dei consiglieri regionali, per far valere le nostre ragioni utilizzeremo altri strumenti. A mali estremi, estremi rimedi”, conclude Fumagalli.  

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Miliziani libici negli ospedali senza pagare

Miliziani libici negli ospedali senza pagare. Sembra assurdo, ma è vero: c’è chi si era impegnato in questo commercio di cure e ha dovuto smettere perché lo Stato libico non lo ha pagato. Facciamo un passo indietro: in questi giorni alcuni giornalisti italiani si sono imbattuti nella questione dei miliziani libici feriti curati negli ospedali lombardi. In realtà sarebbe bastato leggere i giornali per saperlo perché la notizia di questo scambio era stata data nel 2013: il meccanismo è semplice, da una parte c’è uno Stato con molti liquidi, dall’altra uno che ha ancora ospedali funzionanti. Italia e Grecia sono state in prima fila per recuperare fondi in modo pacifico accogliendo migliaia di feriti. Un costo medio tra i dieci e i ventimila euro si stimava nel 2013. Oggi che la notizia è tornata in auge, emergono però altri dettagli: il primo è che non si capisce chi siano i feriti. Sono miliziani di quale fazione? Se due si sono spinti fino a Milano per accoltellarne un altro, di che persone parliamo? C’è qualche criminale di guerra? Terroristi? Squartatori di donne e bambine? Venditori di uomini? Perché la guerra è guerra, ma già il governo si è trovato in imbarazzo per un incontro ufficiale con uno che poi è stato indicato come un trafficante di esseri umani. Oggi però se si può sollevare un interrogativo ancora più significativo, ecco un’altra notizia: un imprenditore ha smesso l’attività di importare feriti perché dopo i primi arrivi, la Libia non lo ha pagato. Essendo uno dei tanti piccoli e medi imprenditori italiani, ha dovuto abbandonare questo commercio perché non poteva investire milioni in attesa dei pagamenti. Ma se è successo a lui, può essere successo anche agli altri? Cioè l’Italia ha curato miliziani di incerta estrazione nei propri ospedali anticipando i soldi a uno Stato ricco come la Libia? Quanti soldi abbiamo dato e quanti abbiamo ricevuto? Perché c’è anche il dubbio che per accaparrarsi il business qualcuno abbia contravvenuto alle regole delle convenzioni con le istituzioni pubbliche. Tradotto dal burocratese: c’è il dubbio che negli ospedali si siano sottratte risorse in teoria destinate agli italiani per curare i libici. E, lo ripetiamo, non si tratta di un progetto umanitario per i civili. Si parla di miliziani, gente che spara. E che come dimostra l’accoltellamento di San Donato ha portato la violenza con sé. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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