giulio gallera

I miliziani libici occupano posti letto destinati agli italiani?

I miliziani libici occupano posti destinati agli italiani?. La domanda se la sta ponendo Regione Lombardia, ente che spende circa 25 miliardi all’anno per garantire ai suoi cittadini un servizio sanitario il più esteso possibile. E una delle modalità con cui lo fa è convenzionare strutture private, cioè paga i privati per garantire un certo numero di servizi a certe condizioni. Ora che è emersa la vicenda dei miliziani libici ospitati nei nostri nosocomi, la domanda se l’è posta Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia. E ha fatto partire una serie di verifiche. “L’Ats sta proseguendo le verifiche riguardo alla situazione emersa, finalizzate a verificare in particolare se tali attività abbiano impattato negativamente sull’attività istituzionale“, ha spiegato Gallera. Dai dati ancora non conclusivi relativi all’attività 2019, risulta che “le tre strutture del Gruppo San Raffaele – dice Gallera – non risultano avere scostamenti significativi dal budget contrattuale assegnato dalla Ats per lo svolgimento delle attività del Sistema Sanitario Nazionale e quindi nel 2019 risultano aver assolto il loro mandato istituzionale“. “Resta da accertare quanti pazienti libici siano stati complessivamente ricoverati in questi mesi e si sta provvedendo a contestare alle strutture la mancata preventiva autorizzazione a modificare l’assetto accreditato e a contratto, in quanto tali modificazioni organizzative sono vietate dalla normativa vigente“, ha concluso Gallera. “Il confronto autorizzativo preventivo, peraltro, oltre a rispettare quanto previsto dalle Regole di Sistema, avrebbe potuto far rientrare tale situazione in un corretto percorso di collaborazione internazionale – ha aggiunto Gallera – senza provocare ripercussioni sull’attività istituzionale che le strutture devono garantire al sistema di cui fanno parte“. La vicenda si tinge sempre più di giallo, anche perché non sembra che lo Stato e i privati abbiamo voglia di spiegare nel dettaglio chi come e quando ha avviato questo genere di accordo. Né tantomeno se negli ospedali italiani sono passati criminali di guerra, stupratori o altri prodotti dello scontro che si sta consumando in Libia ormai da otto anni. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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Sette anni di feriti libici negli ospedali italiani

Sette anni di feriti libici negli ospedali italiani. Oggi se ne torna a parlare per l’accoltellamento tra alcuni di loro, ma è almeno dal 2013 che l’Italia accoglie nei propri ospedali i feriti della guerra libica. Un business basato sul gran numero di feriti e su un ricco fondo stanziato allora da ciò che rimaneva dello Stato libico proprio a questo scopo: la Libia pagava e gli ospedali italiani curavano raccogliendo risorse fresche sempre utili visti i tempi di crisi economica. E si parlava i soldi veri: la media nei primi anni dell’accordo variava dai dieci ai ventimila euro a seconda della gravità delle ferite. Non sappiamo di preciso quanti siano stati accolti nelle strutture italiane, ma di certo è che la Grecia (i greci erano l’altro Stato che si era buttato a pesce sull’affare)  nel 2013 ne aveva già accolti 1500. Essendo l’Italia più grande è facile che si parli di cifre più consistenti. Però, in modo tipicamente italiano, sulla questione vige il massimo riserbo e dunque si moltiplicano gli interrogativi sul tema. Anche un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Marco Fumagalli, ha provato a chiedere le cifre esatte attuali, ma gli è stato risposto che c’è un tema di privacy. Eppure i dubbi di Fumagalli restano: quanti sono i feriti libici? Chi ha controllato, se controllo c’è stato su chi fossero? Non è che l’Italia ha ospitato qualche criminale di guerra senza dire niente a nessuno? O qualche macellaio che però al momento è alleato nel braccio di ferro col burattino Haftar? I dubbi si moltiplicano in epoca di “prima gli italiani”: non risulta da nessuna statistica che gli ospedali italiani abbiano una sovrabbondanza di letti o spazi per i pazienti, eppure si trova spazio per i militari di altre nazioni? Salvini, Meloni, ma anche tutti gli altri si sono interessati della questione? Perché ancora prima dei porti chiusi o aperti per gli italiani è prioritario potersi curare. Sé e i propri cari. Quindi se i posti mancano per un buon motivo possono stringere i denti, ma se c’è carenza perché si fanno affari con Stati in guerra forse è il caso di informarne i cittadini. Questo business potrebbe anche essere uno dei motivi per i quali lo Stato italiano mantiene alcuni rapporti privilegiati in Libia, ma anche in questo caso non è più il caso di nasconderlo. Sembra dunque arrivato il momento in cui un faro si deve accendere su tutta la faccenda, affinché non resti nessuna ombra su questi sette anni di feriti libici negli ospedali italiani. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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#sindacodiMilano2021 che ne pensate di Gallera?

Nel 2016, fino a pochi giorni prima che da Arcore arrivasse l’indicazione di Stefano Parisi, Giulio Gallera era considerato da buona parte del centrodestra il migliore candidato sindaco possibile e ancora oggi sono in molti a chiedersi come sarebbero andate le cose se la scelta fosse caduta su di lui. Liberale purosangue fin da quando frequentava il liceo Vittorio Veneto, è stato rappresentante degli studenti nel Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza, nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università Statale di Milano e Segretario cittadino dei Giovani Liberali di Milano nel biennio 1992-1993. Nel 1990 fu eletto Consigliere nella circoscrizione 19 (oggi Municipio 7) nella lista del Partito Liberale Italiano e rieletto nel 1993, andando a ricoprire la carica di Vicepresidente del Consiglio di Zona fino al 1995. Nel 1994 è stato tra i fondatori di Forza Italia a Milano e in provincia, partito con il quale ha proseguito la sua carriera politica fino ad oggi. Giulio Gallera, assessore al Welfare. Nato a Milano il 28 aprile 1969. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano è iscritto all’Albo degli Avvocati di Milano. Già  Consigliere Comunale e Assessore a Palazzo Marino, dal 2012 è consigliere regionale e poi Presidente della Commissione Speciale per il Riordino delle Autonomie Locali di Regione Lombardia. Nel 2014 sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega ai Rapporti con la città Metropolitana e al Coordinamento dei Progetti Speciali Afferenti allo stesso territorio, da ottobre 2015 è stato assessore regionale al Reddito di Autonomia e Inclusione Sociale e nel 2016 assessore regionale al Welfare. Nell’XI  Legislatura, il 29 marzo 2018 è stato nuovamente nominato dal presidente Attilio Fontana Assessore regionale al Welfare. Sia la sua carriera politica, sia quella professionale, si sono sviluppate all’ombra della Madonnina. Fra i ruoli non politici che ha ricoperto ci sono quelli di membro del direttivo di ASCE, l’Associazione Europea dei Cimiteri Storici e Monumentali d’Europa, Vice Presidente di Anci Lombardia, membro del Consiglio Direttivo e poi Presidente della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Ha quindi dalla sua la lunga esperienza amministrativa, l’apprezzamento di molti politici ed elettori e il non essere mai stato sfiorato da problemi giudiziari, la crisi di Forza Italia gli ha però fatto mancare un partito di peso che possa sostenerlo. Nonostante questo, Gallera ha più volte espresso le sue idee sulla Milano del futuro ed essendo anche un runner di buon livello potrebbe avere ancora gambe e fiato a sufficienza per tentare la corsa alla candidatura. Precedenti: #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Giachetti?

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La “vendetta” di Forza Italia colpisce Gallera

La “vendetta” di Forza Italia colpisce Gallera. L’assessore al Welfare di Regione Lombardia ha infatti perso il posto di capo delegazione di Forza Italia a Palazzo Pirelli. Al suo posto Fabrizio Sala, politico a cui riconosciamo il merito di avere una certa attenzione per le nuove tecnologie. A dare l’annuncio di questo cambiamento è stato Massimiliano Salini, coordinatore di Forza Italia in Lombardia, Eurodeputato e membro commissione Commercio Internazionale, via Facebook: “Ho sempre lavorato per tenere unito il partito e dare massimo supporto al Presidente Fontana e alla giunta lombarda. Sono convinto che Forza Italia possa fare la differenza nel governo di Regione Lombardia, ma per farlo è necessario lavorare da squadra con obiettivi comuni. Per questo motivo ho ritenuto necessario un cambio di passo e ho chiesto a Fabrizio Sala di diventare il nostro nuovo capo-delegazione in giunta, saprà valorizzare al meglio il lavoro che stiamo portando avanti. Ringrazio Giulio Gallera per quanto fatto fin qui, a Fabrizio e a tutti noi auguro buon lavoro!”. Dichiarazioni che sembrano di circostanza, soprattutto considerato che Giulio Gallera di recente è incappato in un errore politico per chi come lui ha una lunga esperienza: prima ha lasciato intendere a tutti, membri della sua numerosa e prospera corrente, di voler traslocare con armi bagagli e voti in Cambiamo, la formazione politica di Giovanni Toti. Poi, quando i suoi avevano iniziato a dichiararsi pubblicamente, ha compiuto un passo indietro. E’ stata una mossa politica calcolata o una mancanza di coraggio? Senza dubbio l’arrocco di Matteo Renzi lo ha messo in difficoltà: fino a che l’ex premier è diventato improvvisamente amico dei Cinque Stelle, Cambiamo aveva ottime probabilità di diventare la nuova Forza Italia o il nuovo Udc, cioè una formazione di moderati in una coalizione di centrodestra. Ma il governo a trazione salviniana si è suicidato e le carte in tavola hanno mutato colore. Gallera ha così cambiato idea su Cambiamo e Salini si è messo a costruire. Il coordinatore lombardo deve aver deciso di non passare sopra a quella che è stata vista da molti come una sbandata eccessiva: Gallera era stato chiaro sulle sue intenzioni, il rientro improvviso in Forza Italia non poteva che costargli qualcosa, almeno in termini di credibilità. Anche Forza Italia ha le sue ragioni: già il partito è in stato semi comatoso persino nelle zone dove è nato, difficile dunque pensare che potesse affidarsi a un capo delegazione che sembra con un piede sulla porta. A Gallera consigliamo di prendere il coraggio a quattro mani: ha ancora un assessorato di peso e un patrimonio di voti importante, ha il tempo per costruire consenso intorno a sé pure se cambia partito. Forza Italia ha chiarito la sua linea muovendosi per avviare “un cambio di passo” e parlando della necessità di muoversi “da squadra con obbiettivi comuni“. Gallera pare che sia ormai chiaro sta giocando la sua partita. E le occasioni non mancano: c’è Fratelli d’Italia, ma anche Cambiamo e Italia Viva, giusto per citare partiti che hanno più futuro di altri. Gallera è politicamente giovane, potrebbe ancora avere molto da dare alla politica. Difficilmente però potrà farlo in Forza Italia, sempre che Forza Italia regga ancora per molto visto che c’è pure il progetto Altra Italia. E’ il momento di concludere il passo Giulio, male non fare, paura non avere.

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Gallera cambia idea su Cambiamo

Gallera cambia idea su Cambiamo. Lo avevano dato per certo, invece dopo il caos politico d’agosto sono cambiate le carte in tavola e il movimento Cambiamo di Giovanni Toti sembra destinato a sgonfiarsi. Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, era dato tra i partenti dagli ormai moribondi lidi di Forza Italia. E insieme a uno dei pochi nomi sinonimo di voti nell’area moderata lombarda, un bel pezzo dello schieramento di Forza Italia in Regione sembrava destinato a innalzare la bandiera di Cambiamo. Ora invece hanno cambiato idea: Gallera ha dichiarato a diversi giornali che intende rimanere in Forza Italia. Almeno per il momento. L’effetto delle decisioni di Matteo Renzi ha scatenato un’onda lunga arrivata anche nel nord del Paese: nelle sue dichiarazioni Gallera ha infatti richiamato proprio la nascita della nuova formazione politica moderata. Un contenitore in cui tanti ormai disillusi da Arcore potrebbero convergere: anche l’apertura sulla questione giudiziaria, Renzi è definitivamente iper garantista, come tanti altri segnali hanno aperto la strada a un salto verso Italia Viva. Un partito che anche nel nome ricorda Forza Italia, formazione che nel bene e nel male ha occupato per vent’anni uno spazio politico che ora sembra le sia scivolato di mano. E chi ha ancora i voti e l’idea di avere un futuro politico vede in Italia Viva qualcosa di più solido delle promesse di Toti. E’ vero che il governatore ligure ha una poltrona pesante e ha dimostrato di saper governare, ma Renzi ha tutto un altro appeal. E difficilmente Cambiamo prenderà più voti di Italia Viva. Vedremo dunque se Gallera sarà l’unico ad aver cambiato idea su Cambiamo.  

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La crisi di Governo vista dai politici milanesi

Quanto sta accadendo a Roma agita ovviamente le acque anche a Milano. Vediamo come stanno commentando la crisi di Governo alcuni dei principali esponenti politici Milanesi. Giulio Gallera, Assessore al Welfare di Regione Lombardia nel commentare sui social la crisi politica in corso ha esordito con un “che schifo!” aggiungendo “Stiamo assistendo al peggior teatrino della Politica” che, secondo l’esponente forzista, allontana gli italiani dai partiti e li spinge verso il “voto di protesta”. Critico con i 5 Stelle che avevano detto “non avrebbero mai accettato un governo tecnico, che non avrebbero mai fatto un governo con il PD“, lo è anche con Renzi che “pur di andare contro Zingaretti sta teorizzando l’opportunità di un governo salvaconti con i 5 stelle“. L’azzurro non risparmia nemmeno una stoccata al suo partito, Forza Italia, dove “qualcuno sta proponendo di votare la mozione di sfiducia a Conte solo a condizione di avere la garanzia di andare alle elezioni con Salvini”  con il solo scopo di “salvare qualche poltrona nonostante il drammatico calo di consensi“. Dopo avere pesantemente criticato “il Ministro pentastello Giulia Grillo” per i problemi creati alla sanità lombarda. Gallera conclude auspicando che il governo gialloverde “vada a casa” e si torni “velocemente a votare“. L’ex Assessore al Welfare del Comune di Milano, oggi Europarlamentare del PD, Pierfrancesco Majorino, non si è certo risparmiato nel commentare sui social quanto sta accadendo. L’8 agosto, appena avuto il sentore della crisi in atto l’esponente di sinistra aveva scritto che, pur trovandosi di fronte al “governo che ho più disprezzato da quando faccio politica“, non riusciva a “gioire” per via della situazione economica italiana e dell’avanzata della Lega, auspicando che il PD affrontasse “questo passaggio mostrando grande compattezza“. Un concetto ribadito il 12 agosto con un perentorio “Le scissioni non sono mai una buona strada. Mai“. Fra le due date Majorino ha avuto il suo bel da fare fra proporre una strategia “costruiamo subito un’alleanza che fa perno sul PD“, “selezioniamo pochi punti chiari e netti” e “Individuiamo un candidato premier” (9 agosto) e il cercare di scongiurare inciuci con il M5S trovando “sorprendente“, “emblematico”, e “surreale“, il fatto che un po’ di elettori di sinistra, “chiedano al PD di aprire il dialogo coi 5 Stelle“, pur lasciando aperto uno spiraglio nel caso i 5 Stelle producessero  “atti nuovi, cambino leader, scelte di fondo, aprano una fase diversa“, ma non “finché trattano il PD (e i suoi anni di governo) come la peste“. Pensiero coerente, ma in continua evoluzione quello di Majorino, che dopo diversi richiami al rispetto della Costituzione e delle decisioni del Presidente Mattarella, passa da un “È del tutto evidente che il surreale schema di questi anni sui 5stelle e Lega, che in fondo pari sono, è stato superato, in queste ore, da tutto il PD. Altrimenti non si spiegherebbe l’ipotesi di fare coi grillini un governo assieme”, a un quasi rassegnato all’alleanza con i 5 Stelle “Qualsiasi scenario – elezioni o governo coi 5stelle o come lo volete chiamare perché non si può dire – ha bisogno di un PD unito e forte“. L’Europarlamentare e Consigliere Comunale della Lega Silvia Sardone, ha invece scaricato gli ex alleati l’8 agosto “Voltiamo pagina, non è più possibile continuare con alleati che insultano, dicono solo no e frenano le riforme”, mentre il 9 ha scritto “mi fido di Matteo Salvini” chiedendo “elezioni” così che gli italiani possano “dare pieni poteri a Salvini“. Lo stesso giorno, appena si cominciava a profilare un possibile asse 5 stelle – PD, ha sentenziato “Sarebbe incredibile un governo Renzi-Di Maio ma in molti per tenersi la poltrona farebbero di tutto“, per poi lasciare passare un giorno e fare sapere che lei se ne era già accorta: “In Europa ci siamo già resi conto che i grillini votano insieme al Pd“. L’11 agosto, quando l’accordo giallorosso si faceva più probabile, l’ex forzista ha attaccato Renzi che “torna in scena con assurdità e sparate senza senso. Dopo essere stato asfaltato a ogni elezione ora si erge a Salvatore della Patria” e l’accordo con Grillo “Dopo essersi insultati per anni, ora sono pronti a uno scandaloso accordo” raggiunto solo per “paura di votare“. Il 12 agosto se l’è presa con la Boschi, pronta anche lei al “ribaltone” e “all’inciucione” pur di essere candidata, ma ancora convinta che “gli elettori puniranno questo indecente accordo in programma“. Una convinzione che è sembrata vacillare il 13 quando ha denunciato “Stanno cercando in ogni modo di allontanare le elezioni. Hanno paura degli italiani! Hanno paura del democratico voto dei cittadini!” senza però smettere di sostenere con convinzione “Noi vogliamo Salvini Premier“. Rigidi sulla richiesta di elezioni immediate i due parlamentari di Fratelli d’Italia, Marco Osnato e Carlo Fidanza. Entrambi hanno evitato di entrare in conflitto con i possibili futuri alleati, ma anche di emettere giudizi eccessivamente critici nei confronti del M5S e dei partiti di sinistra, preferendo concentrarsi sul promuovere le proposte e idee del loro movimento. Così, mentre il primo si è limitato a pubblicare locandine di eventi in cui alla presenza di Giorgia Meloni si raccoglieranno firme per le “elezioni subito“,  il secondo ha dedicato un po’ più tempo ai social ricordando prima che “Fratelli d’Italia da settimane chiedeva di staccare la spina” al Governo, per poi, appreso delle trattative fra M5S e PD, chiedere di smetterla con i “giochini di palazzo“, per dare la “parola agli italiani“. Concetto, quest’ultimo, più volte ribadito fino al 13 quando ha nuovamente scritto “A noi non interessano accordicchi, notai, garanzie. Siamo forti della nostra coerenza e vogliamo solo che gli italiani si possano scegliere un governo forte e coeso per cinque anni“.  

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