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Maran difende i monopattini elettrici

Maran difende i monopattini elettrici. Nonostante centinaia di incidenti e un discreto numero di feriti, Pierfrancesco Maran insiste e difende quella che considera un’importante innovazione. Ecco il suo intervento: “La misura delle cose durante una rivoluzione urbana.  È evidente che l’arrivo su strada di un mezzo nuovo, per la prima volta dal dopoguerra, come il monopattino è una rivoluzione urbana. Le rivoluzioni vanno comprese, digerite e, soprattutto, accompagnate da una attenzione dei comportamenti che spesso non c’è, perché i primi da tutelare sono i pedoni che hanno sempre ragione. Per questo arrivano gli steward e multare chi va in 2 o sul marciapiede è necessario anche per spingere i nuovi utenti ad un uso corretto di un mezzo che va a 25 all’ora. Però se ne parla come se fosse l’unico problema quando costituisce circa il 5% degli incidenti in città. Non può essere la scorciatoia per pensare che sia normale che nello stesso periodo si ribaltino una cinquantina di auto e che il 5% degli incidenti sia il problema e non una quota della questione più ampia: in strada bisogna andare piano, rispettare le regole e gli altri. Se pensiamo che un mezzo a 25 all’ora sia pericoloso, e può esserlo, pensiamo a come sia importante incrementare le zone dove nessuno superi i 30.Le strade cambiano se non abbiamo bisogno di stringere ansiosi le mani ai bambini per paura siano investiti, se non pensiamo che guadagnare 2 minuti su percorso sia indispensabile, se guardiamo la strada con gli occhi degli altri utenti e non solo dal punto di vista del mezzo che stiamo usando, perché siamo tutti pedoni, ciclisti, automobilisti e tutte le nuove opportunità. Per questo serve rispetto, controlli… e anche guardare il contesto generale e non solo la cosa che magari ci infastidisce più al momento”. L’assessore ha poi pubblicato anche un grafico con i numeri degli incidenti per mezzo in città che vi riproponiamo.

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Sul 5G a Milano dubbi e battaglie

Sul 5G a Milano dubbi e battaglie. In questi giorni infatti i cittadini di via Tremiti e dintorni si stanno organizzando per combattere una nuova antenna in via di completamento. Secondo i milanesi in ansia da 5G, l’antenna potrebbe essere dannosa per le persone (tesi su cui non ci sono prove) e in ogni caso non la vogliono perché deturpa il paesaggio. Ma non sono nemmeno i primi a occuparsi del 5G a Milano. I Verdi chiedevano chiarimenti sul 5G milanese da agosto, ma la risposta del Comune non pare sia stata molto soddisfacente: in sintesi, Palazzo Marino vuole 2.500 euro per produrre la documentazione. Una presa di posizione che ha spinto i Verdi meneghini a rilanciare la questione della trasparenza con questo intervento sui propri canali social. LA TRASPARENZA. Chi non ha niente da nascondere , non nasconde niente. Oggi l’Assessore Pierfrancesco Maran manifesta la sua soddisfazione per lo sviluppo della futura rete 5G di Milano. E ne ha tutto il diritto e la leggitimità. Ci sono però dei cittadini che hanno delle perplessità e dei dubbi sulla possibile ricaduta sanitaria che questa rete potrebbe avere. Dubbi e perplessità che hanno eguali diritti e eguale legittimità. Per capire meglio, per prendere una posizione che sia la più consapevole ed equilibrata possibile è necessario essere informati e conoscere ogni aspetto del problema. Per questa ragione alcuni cittadini hanno chiesto, con istanze diverse, di avere tutte le informazioni necessarie per poter capire, conoscere, decidere ed eventualmente proporre soluzioni alternative. Lo hanno fatto con la procedura dell’accesso agli atti. Ma qui si sono scontrati con la reticenza degli uffici e l’ostracismo di una burocrazia incomprensibili e anche l’opposizioni, come nel caso di Fastweb, delle società interessate alla sviluppo del progetto. Senza farvi tutti gli esempi, vi citerò quello più spiazzante dell’Avvocato Giuseppe Canizzo che, a una semplice richiesta atti, si è visto chiedere 2.500 euro. Vedi le foto allegate. Ma che partecipazione ci può essere, che conoscenza possiamo acquisisre, che scelte consapevoli possiamo fare se la semplice informazione , legittima e dovuta, diventa a pagamento? Di Andrea Bonessa Co-Portavoce dei Verdi di Milano  

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La fase Pollock della politica milanese

La fase Pollock della politica milanese. Ne siamo immersi, al punto da non pensarci nemmeno, ma negli ultimi anni la politica meneghina ha preso una certa piega, diciamo cromatica. L’ultimo caso è quello della statua dedicata a Indro Montanelli: un gruppo di ragazzi di un collettivo studentesco, aizzato politicamente da una parte della sinistra meneghina, ha gettato una secchiata di vernice rosa sull’opera per contestare la figura del grande giornalista. Il motivo è la contestazione per un personaggio storico che raccontò con leggerezza nel 2000 di come si era adattato alle abitudini africane. Allora ecco la secchiata. Ma essendo giovani hanno solo svolto la funzione di spugne, perché c’è chi ha capito che con quattro secchi di vernice si può fare. E loro hanno seguito l’esempio. Fare è il verbo essenziale, dimenticato da chi lancia appelli, proclami, eccetera. Con la vernice si fa, invece di parlare. Un maestro in questo senso è Pierfrancesco Maran. Virtuoso della secchiata politica: una volta ha iniziato la battaglia per cambiare le strisce pedonali, allargando a dismisura quelle a pagamento grazie all’espansione della metropolitana. Il codice infatti prevede che per ogni striscia blu ci siano alcune strisce bianche, tranne che nelle aree di alto interesse urbanistico. E indovina un po’ cosa sono le aree vicine alle metropolitane? E così con qualche secchiata di vernice ha recuperato fondi per il Comune e cambiato le abitudini dei milanesi. Poi con il collega Granelli ha pensato di copiare (se fatto bene è un’ottima idea) l’urbanistica tattica, cioè con qualche secchiata di vernice e due vasi ha creato piazze temporanee. Piazze che a molti milanesi sono piaciute ed essendo temporanee per farle c’è voluto poco tempo e poche autorizzazioni. Riecco il verbo fare: le piazze le hanno proprio fatte. E hanno cambiato le abitudini dei milanesi. Poi, sempre il Pierfrancesco “Pollock” Marana, ha lanciato la pista ciclabile che attraversa la città passando per corso Buenos Aires e corso Venezia. Ne è uscito un putiferio. Denunce, gente investita, malmenata e per poco si incrinava questa strana alleanza rosso verde che si va tessendo in punta dei piedi: il sindaco Giuseppe Sala ha avvisato il governatore lombardo Attilio Fontana che visti gli esposti contro la pista era finita la fase di buoni rapporti tra Comune e Regione. E stranamente Fontana ha subito scaricato il suo assessore Riccardo De Corato, autore dell’esposto. Surreale, ma vero: nelle scorse settimane le opposizioni chiedevano il commissariamento di Regione, ma evidentemente quello andava bene. Ma la fase Pollock della politica milanese si vede ovunque. Proprio Fontana è stato al centro del dibattito per un murales con la scritta “Fontana assassino”. Si sarebbe potuto derubricare il tutto agli ennesimi giovani che non avendo un lavoro compiono una sciocchezza, invece il Prefetto di Varese (uomo che deve essere parecchio impressionabile) ha addirittura assegnato una scorta al governatore lombardo. Assurdo, forse, ma è successo. Ancora una volta con quattro secchiate di vernice si è fatto qualcosa. E prima ancora nel Municipio 9 c’è stata una lunga discussione sul murale “Niguarda Antifascista”, opera pagata con soldi pubblici e poi fatta e rifatta. Ci sono anche progetti che non impongono cambiamenti di abitudini così decisivi come le strisce, le piazze e le strade: poco tempo fa è stato lanciato il progetto panchine rosa/azzurre nei pressi di asili e aree giochi di dieci, parchi e giardini, sulle quali apporre una targhetta in ottone riportante i contatti per i servizi di tutela dei minori. Ha avuto le solite difficoltà burocratiche di chi non chiede soldi pubblici o non li controlla come il Comune, ma è sempre parte di questa fase Pollock della politica milanese. L’aspetto più interessante è come siamo ormai talmente fermi come società, terrorizzati da qualunque cambiamento che alteri gli equilibri da esserci ridotti ad andare in palla per la vernice. Vernice che per definizione si cancella e sparisce col tempo, come probabilmente succederà a questa fase politica e sociale: sarà dimenticata e offuscata dal tempo.

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La ciclabile di Maran: il nuovo ingorgo della viabilità politica

La ciclabile di Maran: il nuovo ingorgo della viabilità politica. Proviamo a ricapitolare: appena si sono riaperti i primi cancelli del lockdown l’assessore comunale Pierfrancesco Maran, con il suo collega Marco Granelli, annuncia l’avvio di una pista ciclabile che attraverserà la città seguendo il percorso della Metropolitana 1. Una pista in gran parte costituita da segnaletica orizzontale, cioè viene disegnata sulla carreggiata per auto di corso Buenos Aires. L’idea si rivela subito dirompente, nonostante di per sè si tratti di qualche secchiata di vernice: polemiche, incidenti e commenti di tutti si sprecano. Gli errori del disegno, tra cui una fermata dell’autobus che si è stati costretti a spostare, diventano il bersaglio del centro destra. E gli stessi commercianti di Buenos Aires hanno posizione discordanti sul tema. Fino a ieri poteva essere una normale disputa tra chi sostiene la libertà di muoversi come si preferisce e la giunta Sala, da sempre convinta di dover imporre le bici come mezzo principale per spostarsi in città: invece ieri Riccardo De Corato, assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia, annuncia di aver depositato un esposto in Procura contro la ciclabile. A questo punto il sindaco Giuseppe Sala, forse per la condanna rimediata nel processo su Expo 2015, perde le staffe e attacca direttamente il governatore lombardo Attilio Fontana: “Oggi un Assessore di Regione Lombardia ha reso noto di aver presentato alla Procura della Repubblica di Milano un esposto sulla pista ciclabile di corso Venezia e corso Buenos Aires. Suppongo che prima di agire con una modalità così anomala abbia avvisato il presidente Fontana. Se siamo arrivati a questo punto ne prendo atto, ma è evidente che ciò rappresenta una svolta profondamente negativa nella relazione fra Regione e Comune”. Una dichiarazione di guerra politica in piena regola a cui Fontana reagisce scaricando il suo assessore: “Regione Lombardia, in merito alla presentazione di un esposto sulla nuova pista ciclabile nel centro di Milano, precisa in una nota “che l’iniziativa non è frutto della Giunta regionale e del suo presidente Attilio Fontana”. “Tale azione dunque – conclude la nota – va ricondotta a un atto di carattere puramente personale”. Ba-boom. Chi avrebbe mai detto che con due secchi di vernice si sarebbe causato un delirio simile?

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Affitti brevi, la risposta dei property managers a Maran

Affitti brevi, la risposta dei property managers a Maran. Cristiano Berti, AD di The Best Rent, azienda italiana che opera nel comparto degli affitti brevi offrendo in locazione appartamenti di medio-alto profilo che opera a Milano dal 2014, ha dichiarato: “l’assessore Maran, ha fatto emergere le molteplici criticità degli affitti tradizionali, spesso conseguenza delle scarse tutele riconosciute ai proprietari di immobili che intendono affittare il proprio appartamento. La soluzione, a nostro avviso, va ricercata in una corretta e chiara regolamentazione, sia del settore degli affitti brevi sia del mercato degli affitti tradizionali. Questo affinché si evitino situazioni di incertezza legate all’aumento di privati o Property manager fai da te che, molto spesso, non rispettano a pieno gli adempimenti richiesti dalla legge, e omettono obblighi e oneri tributari a danno delle amministrazioni, comunali in primis. La vivacità economica e finanziaria di Milano fa da calamita ad investimenti sul territorio e questa, unita alla sua centralità economica su scala nazionale, determina un aumento della domanda da parte di chi ha necessità di un alloggio in città, studenti e lavoratori inclusi. Il mercato degli affitti brevi, giovane e reattivo, ha saputo dare un’opportunità a quei proprietari scontenti dell’affitto tradizionale i quali, non ricevendo adeguate tutele dalla normativa vigente e, per evitare il verificarsi di situazioni di morosità prolungate ed economicamente ingestibili, hanno preferito, in un primo momento, lasciare vuota la propria seconda casa, in un secondo momento, scegliere gli affitti brevi come soluzione tampone ad una situazione di criticità”. Ora che sugli affitti brevi c’è la risposta dei property managers a Maran, vediamo se l’assessore controreplicherà.

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Il Parco dei bambini in balia delle cooperative

Il Parco dei bambini in balia delle cooperative. Il Parco Trotter è infatti uno spazio verde dedicato soprattutto agli alunni della scuola presente al suo interno. Motivo per il quale ha regole più stringenti di quelle di altri parchi milanesi. Ma una denuncia degli Amici del Parco Trotter, ha sollevato una questione che va oltre il singolo caso: “Questa è la foto scattata questa sera – 28.10.2019 – alle 23.27 all’ingresso al parco Trotter da via Giacosa. I cancelli, che dovrebbero chiudere alle 19, da un mese rimangono inesorabilmente aperti tutta la notte. Il Comune, avvertito innumerevoli volte, continua con pervicacia ad ignorare gli appelli dei cittadini. Forse qualcuno lassù si è dimenticato che il Trotter non è un parco come tutti gli altri ma un parco scolastico che ogni mattina accoglie più di 1300 bambini?”. Denuncia subito raccolta da genitori e simpatizzanti. A uno di questi l’assessore Pierfrancesco Maran avrebbe risposto che il problema riguarda le “cooperative amsa” che gestiscono la chiusura dei cancelli. Dunque il parco dei bambini è in balia delle cooperative, o meglio di un disservizio causato dalle cooperative a cui Amsa ha appaltato il servizio. Il tema però va ben oltre e riguarda l’amministrazione della città: da anni sono proliferate le cooperative che hanno progressivamente sostituito i dipendenti delle aziende come Amsa. Un altro esempio sono le persone che si occupano delle strisce pedonali: in questi anni abbiamo assistito a scene surreali come auto dipinte con strisciate gialle o strisce che in teoria autorizzavano a parcheggiare davanti agli scivoli per disabili. Anche in questo caso si scoprì che il servizio era appaltato a cooperative. Ma visti i danni che causano le esternalizzazioni disorganizzate, sembra  che non sia un grande affare per  la città appoggiarsi sempre più a questo genere di impresa. Anche perché per cambiare appaltante è sempre necessario un lungo periodo di carte e bolli persi negli uffici pubblici.

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