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Contro Meloni Salvini schiera 100 milioni di persone

Contro Meloni Salvini schiera 100 milioni di persone. Il nuovo vertice con i sovranisti alla Orban è un gesto che più di tutti sembra diretto contro Giorgia Meloni: Salvini infatti ha creato ufficialmente uno schieramento sovranista anti Europa, almeno anti questa Europa, che conta “più di cento milioni di persone” ha detto il leader leghista. Una risposta alla mossa di Meloni che mentre lui parlava di governi in patria era riuscita a diventare capo dei conservatori europei. Lei così lo aveva spiazzato, lasciandolo da solo nella lotta al super Stato europeo. Dal vertice europeo invece Meloni ha potuto elevarsi un gradino sopra ai politici nazionali e cercare di condizionare anche la politica nazionale sia dall’esterno che dall’interno. Salvini invece rimaneva solo un leader noto, ma chiuso dentro la corona delle Alpi. Ecco dunque che sistemate le cose in Patria con il rientro nel governo del tutti insieme, Salvini ha potuto organizzarsi con il nuovo fronte sovranista. Parliamoci chiaro, non è un granché perché anche il Duce prima ostacolò la Germania ponendosi come difensore degli Stati piccoli come l’Austria. E questa mossa ne sembra una riedizione perché più di metà di quei cento milioni sono italiani, ma nel breve periodo può servire a Salvini per rilanciarsi come leader internazionale assumendo un peso diverso da quello di un’isolata forza parlamentare a Bruxelles. E cento milioni di europei bastano a spaccare il fronte europeo, una situazione che interessa molto russi e cinesi: un’Europa divisa è un’Europa che non può competere né reggere a tutti i livelli un confronto con i giganti asiatici.

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Lucarelli squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra

Lucarelli squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra. La nota giornalista/blogger ha avuto infatti il merito di rendere palese un trattamento noto per le donne di destra: la libertà dell’insulto. Mentre qualunque mezza parola può essere presa ad esempio del maschilismo che affligge il nostro Paese se rivolta a una donna di sinistra, qualunque battutina o insulto rivolto a una donna di destra in Italia è libero. Quindi lei non prende le difese di Giorgia Meloni nonostante i gravi insulti subiti da uno che a quanto pare dovrebbe formare studenti all’Università di Siena. Tutte le ministre dei governi di destra sono state coperte di infamie che sarebbero state inaccettabili se rivolte ad appartenenti allo schieramento giusto. Perché gli italiani hanno imparato: quando lo fa la sinistra è comunque bene e se lo metti in discussione sei un fascista. Non per caso l’articolo 18 lo ha abolito la sinistra al governo, precarizzando definitivamente il mercato del lavoro in Italia. Eppure il Partito democratico è ancora lì a parlare di progressismo come un qualunque liberista all’americana (negli Usa, giusto per capire i riferimenti, ricordiamo che solo pochi hanno diritto ad essere curati in ospedale). E così sugli insulti: una battuta o una mezza occhiata vengono subito stigmatizzati come residui di un passato (giustamente) da dimenticare, sempre che non siano rivolti a una donna di destra. In quel caso tutto è permesso, anzi, in fondo è apprezzato. Come l’Anpi, che pontifica su tutto, ma non hai mai chiesto scusa per le donne e ragazzine violentate e uccise durante la Liberazione. Ma erano femmine di destra, dunque violabili per il pensiero dominante. Quindi bisogna ringraziare Lucarelli che squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra, perché lei almeno lo ha detto ufficialmente, mentre in tanti invertebrati culturali lo fanno, ma non dicono.

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Tribunale Brevetti, Meloni: “Roma tagliata fuori da tutto”

Tribunale Brevetti, Meloni: “Roma tagliata fuori da tutto”. La leader della destra ha affidato all’Ansa un duro colpo alla storia della candidatura di Milano a sede per il Tribunale dei Brevetti: “Anche Fratelli d’Italia ha sostenuto la candidatura di Milano ad ospitare il Tribunale europeo dei brevetti, però bisogna considerare l’equilibrio generale e capire in questo contesto qual è il ruolo di Roma, che rischia di essere la grande dimenticata. Lo dice in un’intervista in apertura di prima pagina al Messaggero Giorgia Meloni. La Capitale “è assente da ogni partita per colpa di un sindaco inadeguato al suo ruolo e che ha fatto piombare la città nell’immobilismo assoluto”, aggiunge. La Roma “governata dai Cinquestelle è paralizzata, non attrae investimenti e non ha alcuna visione di sviluppo. Il risultato è “che la nostra città è tagliata fuori da tutto, con la complicità del governo giallorosso”. E “da una parte il sindaco e il M5s stanno dimostrando di essere preoccupati “più delle loro sorti personali” mentre il segretario del Pd “è ben felice di assistere al tracollo grillino a Roma”, pensando ne venga “un vantaggio per il suo partito”. E’ “un’ignobile guerra tra bande” sulla pelle di Roma”. Il declino della Capitale “è inaccettabile, e non intendiamo più sopportarlo”, dice Meloni. I fondi europei, potrebbero essere un’occasione per progetti su Roma ma “non credo affatto che la Raggi e i Cinquestelle siano all’altezza di questa sfida””. Un intervento non contro Milano dunque, ma contro un’Amministrazione romana che appariva indifendibile da tutti fino al colpo di scena della ricandidatura di Virginia Raggi.

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Insulti a Meloni: anche Borghetti deve dimettersi?

Insulti a Meloni: anche Borghetti deve dimettersi? Dopo le giuste dimissioni di Paola Pessina da Fondazione Cariplo per gli insulti via social a Giorgia Meloni, ora si solleva il caso del vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Carlo Borghetti (Pd). Fratelli d’Italia infatti ha notato che il post incriminato della Pessina ha riscosso il gradimento di Borghetti. Meloni è donna di destra e dunque in Italia non ha esattamente lo stesso trattamento delle altre donne, ma Borghetti deve dimettersi? Marco Osnato, deputato di FdI, solleva la domanda verso il piddino. FORSE QUALCUN ALTRO DEVE DIMETTERSI ?!?!? La Boldrini si inginocchia, Fiano ci richiama al rispetto, Majorino ci fa sempre la solita lezioncina moralistica, il PD ci spiega sempre il valore della solidarietà e delle diversità ….eppoi…il post dell’ex Sindaco di Rho che attacca in modo vergognoso Giorgia Meloni (e che ha portato alle dimissioni della stessa dalla Fondazione Cariplo…per ora solo da quella delle molte poltrone sulla quale è seduta!) da chi è apprezzato tanto da sentirsi in dovere di apporre un convinto Like??? Dal consigliere regionale del PD Carlo Borghetti che – ricordo a tutti – è anche vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia!!!! Forse è il caso che cominci a pensare anche lui alle dimissioni da entrambe le cariche istituzionali….vero cari maestri di morale del PD????? Anche Federico Romani rincara la dose: Vicepresidente del Consiglio Regionale Carlo Borghetti stavolta hai toppato! Trovo gravissimo che un’alta carica di Regione Lombardia possa condividere l’offesa di Paola Pessina (già incommentabile) nei confronti del nostro leader Giorgia Meloni . La scarsità di contenuti produce anche questo… Fratelli d’Italia Lombardia La domanda resta dunque aperta sugli insulti a Meloni: Borghetti deve dimettersi?

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Il momento contestato del video di Conte

Il momento contestato del video di Conte. Ve lo riproponiamo perché nelle ultime ore la conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la quale ha citato come esempi di fake news Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sta suscitando quasi più polemiche che notizie. Il primo e più importante aggiornamento è l’allungamento del periodo di quarantena fino a primi di maggio. Il secondo è il “circolo di saggi” invitati a ripensare la nostra organizzazione sociale ed economica. Ma è un terzo punto quello che ha sollevato polemiche ed è il momento contestato del video di Conte che riportiamo: L’utilizzo di una struttura istituzionale che comunica in un momento istituzionale come la conferenza stampa di aggiornamento del primo ministro è sembrato uno scivolone sulla forma. E proprio da un uomo come Conte che si è sempre presentato come custode delle buone maniere dentro e fuori dal Palazzo. Enrico Mentana ha dovuto prendere le distanze affermando che non avrebbe mandato in onda tutta la conferenza se avesse saputo che ci sarebbe stata una diatriba politica a reti unificate. Con questa mossa Conte ha dato il destro alle destre: un’opposizione contestata con questi mezzi si è vista solo in Ungheria, pur con le evidenti differenze, o da manifestazioni di piazza come quella delle sardine. Persino Donald Trump, profeta della comunicazione scorretta, ha sempre usato il suo profilo Twitter per certi sgarbi pubblici, così come per i complimenti visto proprio il caso di “Giuseppi”.

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Sabato 18 Meloni in concerto alla Camera del Lavoro

Sabato 18 Meloni in concerto alla Camera del Lavoro. L’Atelier Musicale, la rassegna in equilibrio tra jazz, classica e suoni contemporanei organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, ospiterà un eccezionale duo di artisti scaligeri sabato 18 gennaio nell’auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano (inizio concerto ore 17.30; ingresso 10 euro + tessera associativa a 5 euro): Fabrizio Meloni, primo clarinetto dell’Orchestra del Teatro e della Filarmonica della Scala, e il pianista giapponese Takahiro Yoshikawa, più volte solista con l’Orchestra della Scala e spesso impegnato in progetti con i suoi più importanti esponenti. Insieme a Yoshikawa, Meloni proporrà un Divertissement, ovvero qualcosa di non serioso ma di grandi contenuti, trattati in modo leggero e comunicativo. Nel programma troviamo pagine che provengono da vari ambiti del Novecento musicale, con tre autori (Milhaud, Honegger e Poulenc) che appartenevano al gruppo dei sei, un artista emblematico quale Giacinto Scelsi, uno dei massimi esponenti della musica contemporanea giapponese (Toru Takemitsu) e György Ligeti, compositore divenuto ormai un classico del secolo scorso. Si tratta di pagine tra loro eterogenee, di grande diversità poetica, che compongono un florilegio in grado di evidenziare le molteplici possibilità dei due strumenti, insieme ma anche nella dimensione del solo.  Nato nel 1984, Fabrizio Meloni è uno dei più brillanti solisti italiani e vanta prestigiose collaborazioni con musicisti del calibro di Bruno Canino, Alexander Lonquich, Riccardo Muti e Daniel Barenboim, oltre ad aver collaborato intensamente e per oltre cinque anni con Luciano Berio. Ha tenuto tournées negli Stati Uniti e in Israele con il Quintetto a Fiati Italiano e masterclass di alto perfezionamento in prestigiosi istituti internazionali e nazionali. La rivista “Amadeus” gli ha dedicato diverse uscite e Sky Classica un documentario della serie “I notevoli”.  Diplomatosi in pianoforte a Tokyo e vincitore di numerosi concorsi internazionali, Takahiro Yoshikawa ha poi studiato in Italia con Anita Porrini, pupilla di Cortot e Benedetti Michelangeli. Concertista poliedrico, impegnato in una carriera internazionale che lo ha portato a esibirsi più volte nel suo Paese natale, Yoshikawa ha già inciso con Fabrizio Meloni per la Deutsche Grammophon e ha collaborato con il balletto della Scala nello spettacolo “Petite Mort”. Sabato 18 gennaio, ore 17.30 – Duo Meloni-Yoshikawa Divertissement per clarinetto. Fabrizio Meloni (clarinetto), Takahiro Yoshikawa (pianoforte). Programma: F. Poulenc: Sonata per clarinetto e pianoforte; G. Ligeti: Musica ricercata (estratti per pianoforte solo); G. Scelsi: Ixor (per clarinetto solo); D. Milhaud: Sonatine (per clarinetto e pianoforte); T. Takemitsu: Lytani II (per pianoforte); A. Honegger: Sonatina (per clarinetto e pianoforte). Conduce Maurizio Franco. Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco. Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio. Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra. Auditorium G. Di Vittorio, Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano. Ingresso: con tessera di socio (5 euro) e biglietto (10 euro). Per informazioni: 348-3591215; 02-5455428. Email: secondomaggio@alice.it; eury@iol.it; on line: www.secondomaggio

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