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Flash mob ecologista in Piazza San Babila

Centinaia di manifestanti si sono dati appuntamento questo pomeriggio in Piazza San Babila per partecipare al flash mob organizzato dai Verdi di Milano per sensibilizzare l’agenda politica sul tema del cambiamento climatico. I manifestanti hanno poi sfilato per il centro città sorreggendo una grande bandiera di seta verde di 9 metri per 20 simboleggiante l’onda ecologista della sostenibilità ambientale. “In occasione di COP24, Katowice Climate Change Conference, che si tiene dal 2 al 14 dicembre – comunicano gli organizzatori – anche a Milano si stanno tenendo alcune iniziative di grande impatto per mostrare che anche l’Italia partecipa al movimento d’interesse e di sensibilizzazione sui problemi climatici divenuti sempre meno rimandabili nelle agende politiche locali e internazionali.Vogliamo far sapere che l’onda verde che attraversa il pianeta dall’Islanda all’Australia c’è, – proseguono i Verdi milanesi – ed è la vera novità politica che è arrivata anche in Italia, dove il cambiamento climatico è diventato uno dei principali temi su tutte le prime pagine. Vogliamo creare consapevolezza tramite un evento attenzionale che racconti in modo spettacolare e partecipato l’arrivo dell’onda Verde, coinvolgere, ingaggiare, far crescere la curiosità intorno a una visione possibile, alternativa alla stagnazione politica imperante: l’onda verde” concludono gli organizzatori.

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Attila, un successo, applausi anche per Mattarella

Alla prima della Scala, grande successo per l’Attila di Verdi diretto dal maestro Riccardo Chailly , cui al termine  il pubblico a tributato 14 minuti di applausi. Stesso apprezzamento manifestato nei confronti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a lungo applaudito dai milanesi quando ha salutato dal Palco Reale del Piermarini, prima dell’esecuzione dell’inno nazionale. “Milano vuole molto bene a Mattarella, tutte le volte che viene gli dimostra un grande affetto. – ha commentato il Sindaco Sala – Abbiamo bisogno di Mattarella e dimostriamo vicinanza al Presidente della Repubblica“. Il Sindaco ha poi commentato l’Attila, definendolo “Meraviglioso, sia per gli interpreti che per la regia e per le scene e il coro. È un’opera che esalta il coro, per ora non possiamo che essere soddisfattissimi mi pare che l’umore che si raccoglie è molto positivo“. “È una storia antica che è resa in maniera contemporanea con grandissimi interpreti“, ha proseguito. Sala ha poi ricordato la prima diffusa in 37 luoghi di Milano che, ha detto il sindaco “ha il senso di allargare la città” e “poi non nascondiamo che dal punto di vista dell’attrattiva e del turismo è molto importante“. La prima della Scala è stata infatti proiettata in vari luoghi di Milano, per dare a tutti l’opportunità di assistervi. Dal Pio Albergo Trivulzio, alla Galleria Vittorio Emanuele, al centro per senza Casa Jannacci, al Carcere di San Vittore…  l’apprezzamento per l’iniziativa e i commenti positivi per l’opera sono stati gli stessi. A completare il successo della serata vi è stato l’incasso del Teatro per l’opera inaugurato la stagione scaligera che è stato di 2.532.701 euro, mentre sono stati 1.888 gli spettatori presenti.

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Prima della Scala, pochi antagonisti con gilet gialli tirano ortaggi alla Polizia

Ieri, a contestare la prima della Scala era presente solo uno sparuto gruppo di autonomi in buona parte appartenenti al centro sociale il cantiere. Gli antagonisti, scesi in strada indossando dei gilet gialli, nel malriuscito tentativo di emulare quanto sta accadendo in Francia, hanno contestato in particolare il leader della Lega e ministro, Matteo Salvini, rappresentato da un pupazzo di gommapiuma e descritto negli striscioni come rappresentante della “casta globale al pari di Trump, Macron e Bolsonaro“. Gli autonomi hanno speigato la loro protesta su Facebook scrivendo: “A Milano siamo scesi in piazza con i gilets gialli della moltitudine francese insorta, contro la kermesse della casta: finanzieri globali e ministri nazionalisti, politici corrotti e padroni della citta. Il fascismo, l’autoritarismo, il razzismo non e’ l’alternativa al neoliberismo, ma il suo volto di ricambio“. L’imponente apparato di sicurezza messo giustamente in campo dalla Prefettura non è stato fortunatamente impegnato ad affrontare i disordini che si temeva potessero verificarsi e il culmine delle proteste si è avuto davanti alla Società del Giardino, dove al termine della prima si è tenuta la cena di gala, lì un corteo composto da alcuni attivisti ha lanciato contro polizia e vetrate uova e verdura. Un’azione così descritta pagina Facebook del cantiere: “Abbiamo sanzionato la Società del Giardino, che ospiterà la cena di lusso di questa sera, abbiamo contestato la passerella e il gala della Prima“.

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Consegnati gli Ambrogini. Sala: Milano fune d’acciaio che tiene ancorata l’Italia all’Europa

Si è svolta al Teatro Dal Verme la cerimonia di consegna degli !Ambrogini” 37 Civiche Benemerenze concesse dal Comune quest’anno. A consegnare 2 Medaglie d’Oro alla Memoria, 15 Medaglie d’Oro e 20 Attestati di Civica Benemerenza, è stato il Sindaco Giuseppe Sala. Presenti anche il Presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolé e i componenti della Commissione per la concessione delle Civiche Benemerenze. L’evento è stato aperto da un discorso che il Sindaco ha dedicato alla nostra città: “Si dice che oggi Milano si sta allontanando dall’Italia: non è vero. E’ vero invece che Milano vuole allontanare dall’Italia la decrescita la regressione sociale l’isolazionismo. È vero che Milano vuole essere la fune d’acciaio che tiene l’Italia saldamente ancorata all’Europa. Ma anche al’Oriente, al Mediterraneo, al Nord e al Sud America. Siamo la fune d’acciaio che impedirà ogni deriva avventuristica. Milano non si allontana dall’Italia: Milano allontana l’Italia da un baratro che non ci risucchierà proprio perché c’è Milano“. Sala ha anche ricordato la giovane volontaria milanese rapita in Kenya: “A proposito di buone notizie una ne vorremmo ricevere al più presto: la liberazione di Silvia Romano. Lo dico perché alcune associazioni operano in Africa e a lei hanno dedicato la benemerenza, Silvia, tutta Milano è con te e ti vuole libera subito“. Al termine della cerimonia il Sindaco ha invece  reso un “tributo a Liliana Segre” presente in platea, ricordando come “ha accompagnato la storia di Milano” e manifestando il “piacere che sia qua con noi e a cui oggi chiediamo di tenere vivi insieme a noi i valori dell’amatissima Milano“.

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Prima della Scala. Attila, storia dell’opera

Attila di Giuseppe Verdi inaugura oggi la Stagione d’Opera 2018/2019 del Teatro alla Scala. L’opera andrà in scena alle 18. Sul podio il Direttore Musicale Riccardo Chailly, che prosegue la sua ricognizione del repertorio italiano ripercorrendo – spiega la Scala – gli anni giovanili di Verdi: Attila segue Giovanna d’Arco, che aprì la Stagione 2015/2016, e prelude a Macbeth. L’allestimento è affidato a Davide Livermore, che dopo il debutto scaligero con Tamerlano di Händel ha già collaborato con il Maestro Chailly nei mesi scorsi per Don Pasquale di Donizetti. Con lui la squadra formata da Giò Forma per le scene, arricchite dai video di D-WOK e illuminate da Antonio Castro, e da Gianluca Falaschi per i costumi. In scena Ildar Abdrazakov, al suo terzo 7 dicembre, veste i panni del protagonista; Saioa Hernández, che invece debutta alla Scala, è Odabella; Fabio Sartori è Foresto e George Petean Ezio. Francesco Pittari e Gianluca Buratto rivestono i ruoli brevi ma non secondari di Uldino e Papa Leone. Il Coro del Teatro alla Scala e il Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala sono diretti dal Maestro Bruno Casoni. L’opera viene presentata per la prima volta alla Scala nell’edizione critica curata nel 2012 da Helen Greenwald per University of Chicago Press e Casa Ricordi, Milano. Attila è la nona opera di Verdi e andò in in scena al Teatro la Fenice di Venezia il 17 marzo 1846. Nel 1845 erano andate in scena Giovanna d’Arco alla Scala e Alzira al San Carlo di Napoli, nel 1847 sarebbe stata la volta di Macbeth al Teatro della Pergola di Firenze, I masnadieri al Her Majesty’s Theater di Londra e Jérusalem all’Opéra di Parigi. L’opera si colloca quindi in un punto nodale dello sviluppo di un Verdi che aveva già alle spalle opere come Nabucco o Ernani e si preparava a debuttare sulla scena europea; anni di sperimentazione e ricerca sui soggetti come sulla forma drammaturgica. Fonte del libretto è la tragedia Attila, König der Hunnen (1809) di Zacharias Werner, singolare figura di poeta romantico che divenuto sarcerdote cattolico infiammò con i suoi sermoni le platee del Congresso di Vienna. Verdi, venutone a conoscenza attraverso le citazioni contenute in De l’Allemagne di Madame de Staël (che susciterà nel compositore anche l’interesse per Don Carlos di Schiller), incarica dapprima Francesco Maria Piave e quindi Temistocle Solera di trarne un libretto, che però non lo soddisfa: inoltre Solera, riparato a Madrid in un nuovo capitolo della sua esistenza rocambolesca, tarda a consegnare la versione definitiva. Verdi richiama allora il Piave che rivede tutti i versi e stende per intero l’ultimo atto. Rispetto al dramma di Werner il libretto definitivo, radicalmente semplificato, attenua (ma non elimina) il contrasto tra la brutale integrità di Attila e le moralità contraddittoria dei suoi avversari italiani. Verdi sbalza sullo sfondo storico le interazioni tra i personaggi su cui si concentra ricercando sotto lo slancio eroico un sottotesto di fragilità o ambiguità psicologica. Così dopo la celebre entrata che prefigura i furori di Lady Macbeth, Odabella mostra nel corso dell’opera tratti di lirismo e vulnerabilità, e ugualmente la hybris spavalda di Attila è destinata a fare i conti con gli incubi e la forza del sovrannaturale. Del tutto inedita l’ambiguità di Ezio, valoroso generale romano che si scopre più che disponibile al compromesso, mentre più convenzionale risulta il solo Foresto. Per lui esistono due arie raramente eseguite per l’ultimo atto: Verdi scrisse infatti la romanza “Sventurato! Alla mia vita” per il tenore Ivanoff (amatissimo da Rossini) che la eseguì a Trieste nell’autunno 1846 e “Oh dolore!” per Napoleone Moriani in occasione della prima scaligera: quest’ultima tornerà nel presente allestimento, insieme ad alcune battute scritte scherzosamente da Rossini per l’inizio del III atto e oggi conservate nella collezione del Museo Teatrale. Attila rappresenta un punto nodale anche per quanto riguarda il coinvolgimento diretto del compositore nelle scelte riguardanti l’allestimento. Verdi indicò l’inserimento di particolari effetti di luce in corrispondenza della scena della tempesta e sorgere del sole nel Prologo e dedicò particolare attenzione alle grandi scene di massa, forse anche in vista di una possibile ripresa di Attila all’Opéra di Parigi. La descrizione del succedersi in scena di differenti condizioni metereologiche fu ispirata a Verdi dall’ode sinfonica Le désert di Félicien David che dopo aver furoreggiato a Parigi approdava a Milano, alla Canobiana, nella traduzione del Solera. La prima assoluta, il 17 marzo 1846 a Venezia (città lusingata da Verdi con la scena della tempesta e levar del sole a Rialto, anzi Rio Alto), fu un successo cui seguirono riprese a Trieste (città ancora più vicina ad Aquileia, dove si finge l’azione) e a Milano, dove il 26 dicembre 1846 aprì la Stagione di Carnevale. L’entusiasmo del pubblico garantì ben 31 rappresentazioni e il ritorno tre anni più tardi in un nuovo allestimento, sempre per l’inaugurazione, che si inseriva in un clima accesamente patriottico dopo l’abdicazione di Carlo Alberto a Novara il 23 marzo e la resa di Venezia all’assedio austriaco (22 agosto).

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