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L’albero di Natale in Piazza Duomo accende la festa di Sant’Ambrogio

L’accensione dell’albero in piazza Duomo è un momento molto atteso a Milano. Anche quest’anno la cerimonia segna l’inizio di due giorni di festa per Sant’Ambrogio e l’Immacolata, dando il via alle celebrazioni natalizie nella città lombarda. In questo Natale 2023 è lo spirito natalizio unito ai valori Olimpici e Paralimpici a brillare in piazza Duomo, grazie all’Albero dei Giochi di Milano Cortina 2026. Un Abete Nordmanniana, proveniente dalla provincia di Varese, è il protagonista delle feste milanesi e si lascia ammirare da cittadini e turisti. All’accensione erano presenti il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, la sportiva più medagliata di sempre ai giochi olimpici invernali e pattinatrice di short track, Arianna Fontana, la Presidente esecutiva di Esselunga, Marina Caprotti, e il Presidente del Coni, Giovanni Malagò. L’albero “è una grande e forte tradizione, ma ogni anno si cambia un po’. E quest’anno, ma anche l’anno prossimo e quello dopo, sarà dedicato alle Olimpiadi” ha promesso il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “Nei 29 metri di albero gli atleti olimpici e paralimpici, che hanno vinto la medaglia, saranno onorati con il loro nome alla base dell’albete. Questo si va ad aggiungere ad altri 22 alberi che abbiamo in città. Buon Natale a tutti”, ha concluso il sindaco Sala. Sono circa 100.000 i microLED che adornano l’albero in piazza Duomo, creando una sommità luminosa con un fiocco di neve radiante. I 28 metri di altezza del grande abete sono ornati da circa 300 sfere natalizie argentee e rosse, intrecciate con medaglie decorative d’oro, argento e bronzo, per simboleggiare le imprese delle campionesse e dei campioni italiani. Nella fondazione dell’Albero dei Giochi, costruito con il sostegno di Esselunga, è presente una sorta di galleria d’onore che celebra i 221 atleti italiani medagliati nella storia delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi Invernali.

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Un Natale al lavoro per tutti

Un Natale al lavoro per tutti. Perché se lavora il governo sotto Natale, lavorano veramente tutti. Forse per la prima volta nella storia della Repubblica italiana questo Natale a Roma nei palazzi del potere si lavora davvero. Non che sia una libera scelta: se non si chiude il bilancio, l’Italia va in esercizio provvisorio succede un disastro a livello di immagine e di economia nazionale, dunque, tutti sotto a lavorare. D’altronde chi sta al governo dovrebbe pure essere contento: hanno detto su tutti i cartelloni d’Italia di essere pronti, dunque ecco la sfida. Ci sono i conti da chiudere senza follie sulle tassazioni sperimentali o altre questioni politiche. E da tenere insieme una maggioranza che ha dentro parti molto instabili. Perché la vittoria di Meloni è piaciuta a molti, ma non è piaciuta ad altrettanti. Dunque in pochi saranno disposti a dare una mano alla lady di ferro della politica italiana. E infatti il suo primo natale da premier lo passerà in ufficio come un impiegato qualunque. Perché è Un Natale al lavoro per tutti. Pure per chi di solito dice agli altri di prepararsi a lavorare duramente per uscire dalla crisi.

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Natale sì o no?

Natale sì o no? Perché alla fine è questa la domanda che si pongono gli italiani: Natale sì o no? Perché il semplice annuncio di possibili restrizioni ha svuotato le liste di prenotazione delle strutture ricettive. E ora in tanti sono rimasti con il dubbio se partire o no. Se andare a trovare i parenti o andare oltre confine per delle meritate ferie. Un problema non da poco per tutta l’Italia la cui economia è sempre più legata alle sorti del turismo come tutti i Paesi di quello che una volta veniva chiamato Terzo Mondo. Ci sono ormai così tanti agriturismi e stabilimenti per il relax che persino il governo nazionale ha varato il bonus terme. E nel contempo alcuni iniziano a chiedersi chi dovrebbe andare nelle strutture ricettive se tutti ne hanno aperta una. A meno di non alternarsi: una volta tu vai dal vicino e una volta lui viene da te. Ma al di là di queste considerazioni a cui solo il tempo risponderà, siamo di fronte a un tema che probabilmente ci troveremo ad affrontare anche nel 2022. Perché l’unica verità emersa mentre si parla di Super Green Pass è che dalla pandemia non siamo ancora usciti. Sono tornati i lockdown e probabilmente in primavera saremo daccapo. Perché pass super o mini che siano, se milioni di persone si riverseranno nelle strade per comprare oggetti destinati a diventare spazzatura entro il 7 gennaio, inevitabilmente ci sarà un’impennata dei contagi. E dunque il governo che ha permesso la riduzione dei reparti speciali aperti durante il 2020 per smaltire le liste d’attesa, si troverà costretto a richiudere tutti i cittadini. Darà la colpa ai non vaccinati, a chi non rispetta le regole, agli evasori fiscali, agli ebrei, insomma una categoria a scelta verso cui indirizzare l’odio collettivo. Perché il gioco è sempre lo stesso: come quando la sinistra abolì l’articolo 18 dandone comunque la responsabilità alla destra. Allora la domanda Natale sì o no assume un senso più ampio: c’è veramente una data entro la quale il Quirinale ha intenzione di restituirci la democrazia e la libertà di movimento?

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Delpini: Natale occasione di rinascita

Si è concentrato sulle “domande intelligenti” che il mistero dell’Incarnazione suscita l’omelia dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini durante la messa di Natale. “Questo mondo è un mondo di tenebra o un mondo di luce? Questa nostra vita è un bene o un male? Che senso ha il trascorrere del tempo? Chi sono io? Dove vado a finire?”, si è chiesto Delpini, proseguendo: “Alla domanda intelligente risponde la notte di Natale. La risposta di Paolo, la rivelazione offerta dal mistero dell’Incarnazione è che io sono figlio, quindi posso avere confidenza con Dio come Gesù, avere speranza nella potenza di Dio di salvarmi come ha liberato dalla morte Gesù suo Figlio, posso avere la grazia di vivere come Gesù”. L’omelia della Messa pontificale di ieri mattina si è maggiormente focalizzata sul tempo di pandemia che sta vivendo l’umanità: “Mentre molte situazioni sembrano dirci che “quest’anno non sarà Natale”, ha osservato l’arcivescovo, “mentre si è deciso che tutto sia sospeso, rimandato, e si è fatto di tutto per ingombrare la mente e le parole di ogni minuzia e di ogni apprensione, gli angeli si presentano in ogni parte della terra per lodare Dio e annunciare: poiché in quella notte è nato Gesù, oggi puoi rinascere tu”. ANSA

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Buon Natale a tutti i meneghini!

Buon Natale a tutti i meneghini! Buon Natale perché ci ricorda quanto le “cose normali” non siano scontate. Ci siamo abituati a un mondo in cui le Feste erano un problema solo per l’organizzazione dei pasti e la raccolta dei regali, dove l’unico pensiero in questo periodo era come incastrare una visita e un pensiero per tutti. Invece ci siamo risvegliati in un mondo in cui le “cose normali” non lo sono più, cerchiamo di seguire una leadership ormai bollita da una crisi epocale. Pensiamo a tutti quelli che non vedremo questo Natale, a tutti gli abbracci e i sorrisi che non vedremo se non attraverso gli schermi di telefoni e computer. Per una volta non penseremo a cosa non abbiamo fatto durante l’anno, ma a cosa siamo stati costretti a fare. A tutte le nostre attività reputate così normali e scontate da non sentirne mai la provvisorietà. Si apre una nuova fase dopo queste feste, un anno in cui tutti vorremmo disperatamente solo un anno normale. Non servirebbe speciale. Basterebbe normale. Come un abbraccio di una persona cara. Anche di quelli di cui potremmo godere solo una volta all’anno perché la vita quotidiana ci impedisce di avvicinarci. Pensiamo a quanto ci manca la normalità e a quanto potrebbe cambiare nel futuro. Ci aspettano anni strani, a metà tra il passato e il presente. Se ci porteranno in una nuova epoca lo sapremo solo nel futuro. Ora possiamo riflettere in questo anno particolare su cosa vogliamo portarci nel futuro, qualunque esso sia. Quali valori e pezzi pregiati del passato vorremmo avere anche domani? Ciò che conta oggi e cosa conterà domani resta un mistero. Per ora possiamo solo stringerci ai pensieri più cari per vincere questo strano Natale. Quindi ci lasciamo con un augurio che vale per due giorni, ma anche per tutto il 2021: Buon Natale a tutti i meneghini!

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Natale alla Scala: Michele Mariotti dirige Mozart

Mozart è il regalo di Natale del Teatro alla Scala. E’ dedicato interamente al genio di Salisburgo il concerto a porte chiuse diretto dal maestro Michele Mariotti con la pianista Beatrice Rana in ”Jeunhomme”, il soprano russo Aida Garifullina nel mottetto ‘Exsultare Jubilate’ e, in chiusura, la Sinfonia ‘Jupiter”, che Rai 1 propone il 24 dicembre alle 10:25 e Rai 5 il il 25 alle 18 . Il programma unisce pagine di momenti diversi dell’attività del compositore: il Concerto n° 9 per pianoforte fu scritto a Salisburgo tra il 1776 e il 1777 da Mozart ventenne. Precedente, e legato strettamente a Milano, è il mottetto “Exsultate, jubilate” composto per il castrato Venanzio Rauzzini, cui era affidata la parte di Cecilio nella nuova opera Lucio Silla composta per il Regio Teatro Ducale, dove andò in scena il 26 dicembre 1772; la prima esecuzione del mottetto è documentata presso il convento dei Teatini nel gennaio 1773. Alla maturità piena appartiene l’ultima sinfonia, la n. 41, completata a Vienna il 10 agosto 1788. Michele Mariotti, presente nei maggiori teatri internazionali e riconosciuto universalmente dalla critica, torna sul podio del Teatro Alla Scala dove in passato ha diretto Il barbiere di Siviglia, I due Foscari, Orphéé et Eurydice e I masnadieri, oltre ad aver debuttato con la Filarmonica nel 2019. Beatrice Rana, giovane fuoriclasse salentina del pianoforte, ha conquistato le principali sale da concerto internazionali e collaborato con grandi direttori, da Riccardo Chailly ad Antonio Pappano, Fabio Luisi, Yuri Temirkanov, Gianandrea Noseda e Zubin Mehta. Ospite frequente alla Scala, nel luglio 2020 ha partecipato ai primi concerti di riapertura del Teatro dopo la pandemia. Aida Garifullina, soprano tra i più apprezzati, ha vinto il concorso Operalia nel 2013 ed è divenuta ospite regolare dei maggiori teatri, dal Mariinskij di San Pietroburgo, per poi entrare nella compagnia dell’Opera di Vienna. Alla Scala avrebbe dovuto debuttare nell’autunno 2020 come Musetta ne La bohème poi cancellata. Il 19 ottobre ha preso parte al concerto diretto da Fabio Luisi con Jonas Kaufmann. ANSA

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