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Pedemontana lombarda, onlit: espropri prorogati senza diritto e finanziamenti appesi a una proroga, l’ennesimo fallimento lombardo

Pedemontana lombarda, Onlit: espropri prorogati senza diritto e finanziamenti appesi a una proroga, l’ennesimo fallimento lombardo. Tempi grami per la lombardia. Questa volta non è la lotta al virus ma l’eterna questione della autostrada Pedemontana. Ferma da 10 anni al 30% del tracciato, e priva di traffico, in queste settimane l’autostrada è sotto due spade di Damocle: la scadenza del termine entro il quale avrebbe dovuto ottenere dal mercato il mostruoso finanziamento bancario che serve a finirla (oltre 2 miliardi di euro), e la scadenza del diritto di espropriare le aree dove dovrebbe passare. Se anche una sola delle due proroghe saltasse, verrebbe meno l’intero progetto, e otterrebbe finalmente ragione la Procura di Milano che già 5 anni fa ne aveva chiesto il fallimento. Il 7 gennaio alcune fonti di stampa avevano affermato che era stata concessa una proroga di tre mesi per la ricerca del finanziamento. Oggi altre fonti dicono il contrario, che sarebbe stata concessa la proroga degli espropri ma non quella del finanziamento. Da Pedemontana nessuna nota ufficiale, e a Roma tutto è fermo dopo che due settimane fa è stato rinviato un comitato interministeriale (CIPE) perché non c’era accordo nella maggioranza. In sostanza, nessuno sa se sono state concesse entrambe le proroghe, non ne è stata concessa nessuna, oppure una si e l’altra no (e quale). Il terreno resta però minato. Se entrambe le proroghe saranno concesse si andrà avanti per altri 3 inutili mesi, perché in 3 mesi è difficile ottenere un mutuo per un bilocale, figuriamoci un prestito da 2 miliardi per un’opera che non ha i numeri per ripagarlo. Se non ne è stata concessa nessuna il progetto è morto, e forse finalmente qualcuno riporterà la concessione nelle mani pubbliche che già hanno pagato oltre l’80% dell’investimento fin qui eseguito, e che ogni giorno tramite i singoli utenti lo pagano una seconda volta versando le (esose) tariffe. Se non è stata concessa la proroga degli espropri, occorrerà riapprovare l’intero progetto e farli partire di nuovo. Ma se fosse “lo stesso” progetto sarebbe una evidente forzatura – per non dire una spudorata presa in giro della legge – a grave rischio di ricorso. In ogni caso: niente espropri, niente finanziamento, e si torna alla prima casella di questo gioco dell’oca zoppa. Se non è stata concessa la proroga del finanziamento, decade il diritto alla defiscalizzazione dei guadagni futuri (mezzo miliardo in meno di tasse da pagare, mentre le imprese e i lavoratori italiani soffrono per la crisi-Covid) e di nuovo niente finanziamento e prima casella. Nel frattempo Regione Lombardia avrà buttato altri 350 milioni di preziosissimi euro tolti ai trasporti pubblici, alla sanità e a chissà cos’altro. Se è vero quello che dice oggi un quotidiano, e la proroga degli espropri non l’ha concessa il Governo (a cui era stata richiesta) ma la concedente regionale CAL (50% Regione e 50% ANAS) ricorrendo a uno dei decreti Covid 2020, la legge sarebbe completamente ignorata, perché il decreto semplificazione richiama la legge sugli espropri e dice che essi possono essere prorogati localmente, ma solo quelli che ancora non lo siano stati, mentre quello di Pedemontana è già stato prorogato da Roma per ben due volte, per un totale di oltre 10 anni! Va bene l’interesse pubblico, ma il privato non può essere vincolato in eterno se l’opera non si fa. Basta che uno delle migliaia di proprietari interessati – i cui terreni, le cui case e le cui imprese sono vincolati dal 2009 – faccia ricorso e tutto il castello di carte crolla, e questa volta forse finalmente il gioco fatto sulla pelle dei cittadini si chiuderà. Dario Balotta presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture)

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Ballotta (Onlit): Il treno per Malpensa è uno spreco di soldi pubblici”

Ballotta (Onlit): Il treno per Malpensa è uno spreco di soldi pubblici”. L’appello dei presidenti di Camera di Commercio, Confartigianato Imprese, Confcommercio Uniascom e Unione Industriali di Varese a sostegno di Malpensa, che indica come opera prioritaria il collegamento ferroviario tra il Terminal 2 dello scalo e la città di Gallarate, è un documento campanilista. Sorprende che proprio le categorie produttive non abbiano fatto nessuna analisi sulla utilità e sui costi enormi di quest’opera. Se la devastazione di un pezzo di bosco della brughiera in piena crisi climatica non è una valutazione che sta nelle corde delle associazioni del mondo produttivo varesino, neanche l’analisi economica viene presa in seria considerazione. Va sottolineato a questo proposito che il collegamento attuale con le stazioni Centrale e Cadorna di Milano attraverso 146 treni al giorno (uno ogni 15 minuti) è sottoutilizzato, visto che secondo uno studio dell’Università Bocconi solo il 15% dei passeggeri di Malpensa lo prende, mentre in altre realtà europee si arriva anche al 50%. E’ comunque sbagliato pensare che il futuro di Malpensa dipenda da un altro collegamento ferroviario, anziché dalla risoluzione dei problemi legati alla scarsa efficienza dei suoi servizi e alle alte tariffe aeroportuali. Per fortuna il treno viene utilizzato dai pendolari di Busto Arsizio, Castellanza e Saronno, altrimenti sarebbe completamente vuoto. Va ricordato inoltre che uno studio del Politecnico di Milano ha ribadito che il problema ferroviario della provincia di Varese è quello di ampliare la capacità ferroviaria, e quindi la regolarità dei treni (pendolari, Intercity e merci) da Gallarate a Milano. Non è vero che il collegamento Gallarate-Malpensa sia in grado di portare benefici a vantaggio dell’intero territorio. E’ vero invece che già oggi, via Busto Arsizio, i collegamenti ferroviari da Gallarate verso la Svizzera sono già assicurati e purtroppo i treni sono semivuoti. Il nuovo collegamento con Malpensa, 5,6 km con doppio binario, avrebbe il costo esorbitante di 211 milioni di euro (37,6 milioni al km, tre volte il costo medio di un km di alta velocità in Europa). Sarebbe interessante sapere se l’imprenditoria privata sarebbe disponibile ad investire su una simile opera. Se si vuole spendere così le risorse europee del Recovery plan le prospettive di ripresa del nostro Paese saranno nulle. *(Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture)

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