politica

Lombardi prigionieri delle lotte politiche

Lombardi prigionieri delle lotte politiche. Oggi è l’ultimo giorno di libertà relativa per i cittadini della Lombardia perché da domani dovrebbe diventare operativo il nuovo dpcm varato per imporre nuove restrizioni, un lockdown di fatto su cui si sta consumando l’ennesima battaglia politica. Attilio Fontana prova a evitare la chiusura totale parlando dei numeri che in realtà in questi giorni hanno smesso di peggiorare come nelle ultime settimane. Così i lombardi sono di nuovo prigionieri delle lotte politiche perché già non si capisce più un fico secco di cosa stanno combinando a Roma, ma nel frattempo lo scontro tra poteri peggiora la situazione. Chi sarà aperto? Chi no? I ristori, cioè gli ennesimi soldi spesi “a cazzo di cane” per citare Boris, a chi arriveranno e come e quando? Tutte domande che si accavallano mentre le persone sono spinte a dividersi in schiere a favore o contro questo o quel politico. Ma quanto potranno abusare della pazienza dei lombardi questi novelli Catilina? Quanto ancora potranno reggere le “persone per bene”? In primavera dai palazzi del potere romano si parlava di “chiamata alle armi” e stati di guerra. Si pensava che fosse una situazione temporanea, invece sono i governi ad andare avanti di soluzioni temporanee. Non ci sono piano ampi per la gestione della crisi, ma solo misure momentanee per tamponare la situazione. Tanto, pare essere il ragionamento, basta fare come De Luca e spargere bonus a caso. Così passa tutto. A parte la crisi che rende ancora i lombardi prigionieri delle lotte politiche.

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Caso camici: il M5S vuole la testa di Bongiovanni

Caso camici: il M5S vuole la testa di Bongiovanni. Non basta che il dirigente sia stato scaricato dalla giunta che lo ha rimosso dopo il controverso caso dei 75mila camici che dovevano essere venduti alla Regione dalla ditta del cognato e della moglie del presidente lombardo Attilio Fontana. Mentre proseguono le indagini sull’acquisto trasformato in donazione e sui conti esteri dello stesso Fontana, il Movimento 5 Stelle punta ad ottenere definitamente la testa di Filippo Bongiovanni. Non è sufficiente la rimozione, vogliono il suo allontamento definitivo da Regione. Ecco come si è espresso Massimo De Rosa, capogruppo pentastellato lombardo: “Innocenti fino a prova contraria, però, la politica, soprattutto oggi, meriterebbe di essere più credibile. Al contrario i lombardi, con questa Lega al comando, devono assistere alla nomina di personaggi indagati. È il momento di inviare messaggi chiari alla nostra regione e non ricollocare e promuovere l’ex manager di ARIA S.p.A. Filippo Bongiovanni. La Lega proprio non ce la fa e cade sempre negli stessi errori. Per il M5S le nomine nelle istituzioni pubbliche devono essere sempre al di sopra di ogni sospetto anche per restituire credibilità alla politica. Apprendiamo inoltre, con divertimento assoluto, che, invece, dalla Lombardia sono andati in Veneto a pescare il nuovo direttore generale di ARIA. Forse Fontana chiederà a Lorenzo Gubian di aiutarlo a capire dove ha sbagliato in Lombardia. Certo ci vuole un miracolo per trasformare Fontana in Zaia. In ogni caso è rottura in casa Lega, Salvini si allontana da Zaia e Fontana si allontana da Salvini imitando il modello Zaia. Milano Marittima dà alla testa”.

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Salvini: Sala usa Milano per fare carriera politica

“Sala sta usando Milano per fare carriera politica a livello nazionale. Io vorrei fare l’esatto contrario, amare Milano prima di dedicarmi a un pochino di riposo. Milano non è un trampolino, non è un tram da usare per altri obiettivi nazionali”. Lo ha detto Matteo Salvini a margine di un presidio al quartiere QT8 di Milano, replicando al sindaco Beppe Sala che aveva giudicato ‘svilente’ l’intenzione del leader leghista di candidarsi a sindaco della città solo ‘a fine carriera’. “Milano è Milano, quindi me la tengo nel cuore. Prima però mi piacerebbe tornare al Governo per finire quello che abbiamo cominciato a fare”, ha aggiunto Salvini. “Mi sembra che il sindaco Sala si sia un po’ affievolito, che dopo i primi anni abbia perso la voglia, la verve, la passione, la pazienza. Non so cosa gli sia successo, però c’è una città seduta che vuole rialzarsi e correre e non vedo l’ora che arrivi la prossima primavera” ha detto Salvini riferendosi alle elezioni comunali del 2021. Noi – ha aggiunto Salvini – sceglieremo il meglio”. Quanto al QT8, dove quattro giorni fa una donna di 45 anni è stata violentata mentre stava passeggiando con il cane nel parco Monte Stella, Salvini ha detto che “può tornare ad essere un quartiere di eccellenza, con belle case, aree verdi”, mentre “non è più accettabile che per altri anni, per l’incuria del Comune, spazi come l’ex mercato comunale diventino bivacco per ladri e spacciatori”. “La violenza sessuale degli ultimi giorni è stato l’apice di questo degrado – ha concluso -. Ci sono da anni progetti di recupero, sarà una nostra priorità con il nuovo consiglio comunale e già oggi scriverò prefettura”, ha concluso. ANSA

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La politica milanese è in crisi

La politica milanese è in crisi. Dai livelli più bassi come i Municipi, fino all’ultimo piano di Palazzo Lombardia, la politica milenese è in crisi. Il sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato a TPI di essere a pezzi: non dorme più bene la notte e pare  non gli fosse mai successo nonostante una vita non esente da prove forti. Non sa nemmeno se candidarsi. E con la sensazione di essere ignorati dal governo. Insomma, psicologicamente a pezzi. Politicamente spaesato. Un uomo che comprensibilmente avrebbe bisogno di riposo (non è nemmeno più un ragazzino) e invece deve guidare una delle città più importanti del mondo. Nei Municipi non va tanto meglio, tanto che volano parole così forti da convincere un consigliere del Municipio 9 a pubblicare la registrazione di alcuni frasi di suoi colleghi. Non siamo ancora, forse, ai consigli di quartiere “attenzionati” dalla Digos come nel precedente mandato, ma poco ci manca. Palazzo Isimbardi poi è stato appena scosso dal caso Siria Trezzi (PD): la delegata alla Mobilità per la Città metropolitana è finita in manette con l’accusa di essere parte di una compagnia di imprenditori immobiliari spregiudicati. E a Palazzo Lombardia? Pessime notizie anche qui: Attilio Fontana (Lega) pare da tempo al limite delle energie fisiche e politiche. Il governatore lombardo ha provato a lanciare qualche segnale positivo, ma l’ombra di Salvini e le necessità della politica nazionale lo hanno infilato in un angolo da cui pare destinato a non uscire. Giulio Gallera (FI) è il bersaglio preferenziale per una campagna durissima contro qualunque azione presa da Regione durante le settimane più dure dell’epidemia. Ormai qualsiasi dichiarazioni rilasci solleva un altro polverone. Si trova in una situazione simile a quella di Renzi: c’è uno zoccolo duro che ormai considera “male” qualunque cosa dica o faccia. Potrebbe dire “amo i gatti” e i titoli il giorno dopo reciterebbero “Gallera odia i cani”. Se per l’assessore al Welfare sia un problema non si sa, ma la sua immagine pubblica oggi non è facile. La manifestazione di Forza Italia in sostegno di Berlusconi si è risolta in un pugno di irriducibili, segno che una certa epoca è definitivamente conclusa. Soluzioni nuove se ne vedono poche, tanto che la politica locale è andata in palla per discutere di secchiate di vernice di varia natura. Idee vere su come uscire da questa palude psicologica se ne vedono poche e a Roma criticano gli assembramenti dopo aver appena organizzato un assembramento di lusso chiamato Stati Generali. Quindi la politica milanese è in crisi e nemmeno da Roma possiamo sperare in un segnale. Incrociamo le dita.

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La difficile situazione politica di Sala

La difficile situazione politica di Sala. Il sindaco di Milano si trova alla prese con un altro problema di legalità e correttezza all’interno degli organi amministrativi cittadini, questa volta è infatti il turno di un’ondata di manette piombata su Atm. Tangenti e il classico gioco sporco sugli appalti pubblici, dice la Guardia di Finanza. Ma la difficile situazione politica di Sala è tutt’altro argomento: con una condanna alle spalle per aver truccato le carte legate a Expo 2015 è possibile pretendere correttezza e legalità dagli altri? Perché lui lo ha fatto, come ci si aspetta da un sindaco, specialmente se il Comune è proprietario dell’azienda in cui sono stati scoperti i presunti tangentari. Però davvero non c’è niente di strano in un condannato che dà direttive sulla legalità? Chi è garantista fino al midollo non ha problemi per questo genere di vicende politiche perché può distinguere caso per caso, valutando e soppesando senza pregiudizi. Ma in questi tempi in cui si chiede la galera a vita o pene durissime ed esemplari per chiunque sono pronti per avere tanta pazienza? O forse nel primo cittadino milanese vedono una contraddizione pesante, tanto pesante da ridiscutere la prossima candidatura? Sicuramente per la sinistra sarà un bagno di realtà consistente se dovesse essere ancora “Beppe” l’aspirante sindaco: dopo aver parlato di condannati in politica, a volte solo indagati, ora hanno un condannato che parla di legalità e correttezza.

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Majorino prossimo sfidante di Fontana?

Majorino prossimo sfidante di Fontana? La domanda è lecita dopo aver visto le reazioni della politica lombarda nelle ultime due settimane. Pierfrancesco Majorino si era trasferito in Europa tra gli applausi di tutti, perché persino il centro destra preferiva non averlo in giro. L’ex assessore al Welfare sapeva muovere migliaia di persone a ogni manifestazione ed era l’unico a rappresentare una sinistra plausibile a differenza dell’ex direttore generale del Comune che abbiamo a Palazzo Marino. Sala era il simbolo dell’Italia che non cambia mai, mentre Majorino “l’uomo del popolo”. E un personaggio con le spalle larghe, a differenza di Beppe “l’Onesto”: la sua fu l’unica vera candidatura in opposizione a Sala durante le primarie del Partito democratico per scegliere il candidato sindaco. Perse, ma rimase come rappresentante della sinistra milanese, visto che Sala può rappresentare al massimo il lato sinistro di Montenapoleone o di via Goito. Quando se ne andò in Europa tutti, sinistra e destra, stapparono una bottiglia di quello buono, perché Majorino si può contestare, ma non ignorare. Come invece accade alla maggior parte degli sconosciuti seppur eletti che militano nella sua parte. Oggi però Majorino torna a farsi sentire e tutti tremano perché quando l’europarlamentare ha lanciato la campagna di “vendetta per le rsa” su Facebook, in pochissimi giorni tutti hanno risposto. E non solo i suoi: tutte le opposizioni hanno capito che era l’occasione per combattere un predominio ultra decennale della destra al governo in Lombardia. Proprio l’emergenza, grazie alla campagna di Majorino “Verrà il giorno” (che riprende il “Verrà un giorno” di Fra Cristoforo ne “I promessi sposi”), potrebbe essere l’occasione storica della sinistra: se il centro destra non saprà dimostrare di essere davvero classe dirigente di qualità, potrebbero pure vincere la sfida. Un conto è governare una macchina impostata da altri nella normalità, un conto è nell’emergenza, e nelle ultime settimane da Regione qualche cigolio si è sentito. Ora tutte le opposizioni in Regione hanno sottoscritto l’iter per avviare una commissione d’inchiesta la domanda è lecita: Majorino prossimo sfidante di Fontana? Inutile negare che la spinta politica per una simile mossa è arrivata dal “popolo di Majorino”, visto che di gente in Regione con un popolo alle spalle ce n’è poca. Chi saprà reggere l’urto dell’onda sollevata dai sinistri milanesi? C’è davvero qualcuno a Palazzo Lombardia con le spalle abbastanza larghe? Perché al momento Fontana pare aver scaricato le eventuali colpe sui tecnici, ottenendo in un colpo di inimicarsi chi lavora con lui e di confermare i sospetti sulla dubbia utilità della politica attuale: se tanto dobbiamo solo seguire le indicazioni dei tecnici senza che gli eletti decidano nulla, a cosa ci servono gli eletti? Perché costicchiano, per usare un eufemismo, ma gli italiani (lombardi compresi) non hanno davvero più soldi da buttare.

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