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Ciclabile porta Venezia, un capolavoro di comunicazione

Ciclabile porta Venezia, un capolavoro di comunicazione. Bisogna ammetterlo: il Comune con quest’opera ha rimesso in pista la comunicazione di Palazzo Marino come se negli ultimi due mesi non fosse successo nulla. A migliaia parlano della ciclabile comparsa in questi giorni in corso di Porta Venezia: ha una forma particolare, ma soprattutto riprende lo scontro tra automobilisti e Amministrazione comunale perché prosegue sulla via di ridurre le carreggiate. In automatico la pubblicità all’opera è arrivata proprio da quelli che la trovano come minimo una porcata viabilistica: erano infuriati e hanno fatto rimbalzare il messaggio ovunque “attenzione! Il Comune sta costruendo una pista ciclabile”. Ma l’aspetto ancora più incredibile di questo successo è che di fatto è a basso costo: la pista che stanno “costruendo” è di fatto disegnata sull’asfalto. Quindi è bastato qualche secchio di vernice per mandare in ansia gli automobilisti e riportare il dibattito pubblico indietro di due mesi. Decisamente la ciclabile di Porta Venezia diventa un capolavoro di comunicazione. Tra l’altro nulla di più stupisce dell’ovvio: le ultime due giunte hanno dichiarato guerra alle auto, quindi coerentemente proseguono a piccoli e medi passi in quella direzione. Il punto più ripreso di Porta Venezia era tra l’altro già spesso intasato dal traffico in molte ore della giornata, anche dopo l’introduzione di Ecopass e AreaC. Quindi la situazione non potrà che peggiorare per gli automobilisti e, ma questa è un’impressione nostra, potrebbe esporre ciclisti e pedoni a rischi maggiori: una “pista pedonale” è stata dipinta lato strada, per dirne una. Ma è la linea del Comune: non bisogna andare in macchina, soprattutto in centro. Eppure i ricchi del famoso centro non possono nemmeno pretendere che le brioches le portino tutte con i carrellini.

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Rissa con due feriti in Porta Venezia

E’ successo in via Lazzaro Palazzi, questa mattina poco dopo le 6, quando due uomini di 43 e 37 anni, dopo avere litigato, si sono affrontati in strada colpendosi sia con pugni sia con un taglierino con cui uno ha colpito l’altro. Infatti, quando sul posto sono giunte le Forze dell’Ordine e il personale del 118, il 43enne, di origine eritrea, presentava una profonda ferita da arma da taglio che andava dall’orecchio alla clavicola che ha reso necessario ricoverarlo al Policlinico in codice rosso. Il 47enne, di origine egiziana, ha invece riportato un trauma facciale dovuto ai pugni ricevuti ed è stato trasportato al Fatebenefratelli in condizioni meno gravi. Gli inquirenti stanno indagando per capire i motivi dello scontro.  

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I caselli di Porta Venezia ostaggio di una brutta opera d’arte

Qualcuno se ne è accorto. I caselli daziari di Porta Venezia sono cambiati, in peggio. Tra un pranzo e un caffè nella trafficatissima piazza Oberdan milanesi e non sono rimasti stupiti per la bruttura apparsa in città: i caselli daziari sono stati ricoperti di sacchi di juta serviti a realizzare l’installazione “A Friend” dell’artista ghanese Ibrahim Mahama, curata da Massimiliano Gioni per la fondazione Nicola Trussardi in occasione dell’Art e della Design Week milanesi. Che siano un’opera d’arte a quanto pare è indiscutibile, che fosse il caso di realizzarla non è certo: se ci permettiamo di sollevare la questione è per il senso di disgusto provato da moltissimi milanesi e turisti. Giusto l’altro giorno un turista svizzero commentava: “Dopo i titoli spazzatura, gli italiani iniziano a trasformare in spazzatura anche la propria architettura”. Forse non ci voleva quest’opera dunque, non così, non in quel posto. Se Gioni e la fondazione Trussardi avevano intenzione meritoriamente di dare spazio ad artisti minori, non ce ne voglia Mahama, ma qui siamo ancorati a nomi più rilevanti del suo, potevano usare un loro immobile. Perchè snaturare due piccoli capolavori? Perchè ce lo spiega Rainews: “A Friend” vuole innescare una riflessione sul concetto stesso di soglia. Attraverso la ricerca e la trasformazione dei materiali, Ibrahim Mahama indaga temi come la migrazione, la globalizzazione e la circolazione delle merci e delle persone”. In effetti Porta Venezia è diventata un grande centro di accoglienza negli ultimi anni: la presenza di migranti in città è esplosa soprattutto intorno a Buenos Aires data la vicinanza con la stazione Centrale, ma forse non valeva la pena di dedicarci anche un’opera discutibile. Il parlamentare leghista Alessandro Morelli ha definito “una schifezza” l’opera che adorna i caselli di Porta Venezia e molte altre voci l’hanno contestata. L’unico aspetto positivo che ci ritroviamo noi è la sottolineatura di quanto i caselli abbiamo ritrovato una vecchia funzione: in tempi più antichi per passarci oltre bisognava pagare i signori della città. Oggi è di nuovo così a causa dell’Area C. Chi vive fuori dalla cerchia si è riscoperto cittadino di serie B. E qualcuno, viste le ultime tornate elettorali, se ne è accorto.

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