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Salvini lancia la sfida a Sala

Sabato, l’avvio della campagna tesseramenti della Lega con un gazebo in piazza San Babila è stata l’occasione per Matteo Salvini di lanciare la sfida elettorale al Sindaco Beppe Sala. Davanti a qualche centinaio fra militanti e simpatizzanti del partito, accompagnato dagli onorevoli Stefano Bolognini a Alessandro Morelli, Igor Iezzi, Silvia Sardone, il leader della Lega è salito su una scaletta e ha improvvisato un comizio. Detto di non essere interessato a cosa farà Sala, ma piuttosto al candidato del centrodestra, che sarà una persona di “assoluto livello” per offrire un cambiamento ai milanesi, ribadendo che la Lega vuole nomi della società civile e che in funzione di questo sono in corso incontri con “tanta bella gente“. Salvini ha sottolineato che avere una tessera di partito “non è un disvalore“, ma chiunque si riconosca nell’alveo del centrodestra “è il benvenuto” e “prima se ne parla con gli altri della coalizione e poi si parte“. Fra le persone presenti c’era anche il presidente del Policlinico Marco Giachetti, uno dei primi a essere citato fra i possibili candidati insieme al Presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, il giornalista Paolo Del Debbio.  

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Nervi tesi fra Sala e Salvini

Il batti e ribatti fra Sala e Salvini è andato avanti per quasi tutta la giornata di ieri dopo che darle il via era stato il Sindaco dichairando, “Salvini è in perenne campagna elettorale e a lui probabilmente piace così. Non mi auguro di vederlo al governo, ma se fosse vediamo cosa è capace di fare, perché un conto è essere contro questo e contro quello, un altro è trovare soluzioni concrete e non di facciata per un paese in cui le pensioni, anche grazie a lui, pesano per il 16% del Pil. Se la soluzione è quota 100, tanti auguri“. Matteo Salvini ha quindi replicato, “Il diritto alla pensione ed al lavoro sono sacri, Quota 100 ha restituito dignità, certezze e futuro a centinaia di migliaia di Italiani e ne vado fiero. Sala? Non si occupi solo del centro di Milano ma anche delle periferie, in troppi casi dimenticate da tempo“. In serata è quindi arrivata la controreplica di Sala, “Salvini sa solo farmi continui inviti a ‘pensare alle periferie’ ma non l’ho sentito tirar fuori un’idea intelligente su Milano che non sia questa affermazione“, che ha poi aggiunto,  “Bisogna continuare a convincere giorno per giorno i cittadini con i fatti“, per poi rispondere ai giornalisti che gli chiedevano se esclude una corsa del leader leghista alla carica di sindaco di Milano, ha risposto: “No, non lo escludo“.  

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Le dieci ore da pinguino di Flavio

Le dieci ore da pinguino di Flavio. Per lui, impegnato nella politica meneghina, sono state uno shock perché in una giornata ha scoperto pregi e difetti dei social. Partiamo dall’inizio: all’onda delle sardine in funzione anti Salvini e Meloni, ha risposto la Bestia con i gattini di Matteo Salvini e un gruppo non meglio identificato che si è auto nominato “Pinguini”. Questi secondi vogliono ricalcare il modello sardine: attraverso un tam tam via social network, stanno radunando il numero di sostenitori della destra più alto possibile. In pochi giorni hanno sfondato quota 117mila membri e già si ventila una manifestazione di piazza. Ed è proprio nel reclutamento di massa che interviene la storia di Flavio. Lui, essendo il fondatore di un circolo di Fratelli d’Italia, riceve l’invito a unirsi al gruppo dei Pinguini, trovandosi poco dopo con il ruolo di Amministratore del gruppo Facebook. (Aggiornamento: siamo stati contattati dal fondatore del gruppo, che nel frattempo è stato sospeso da Facebook perché non rispetta gli standard della community,  che smentisce di aver mai avuto un amministratoredi nome flavio). “Nessuno mi aveva chiesto nulla, né informato di questa mia nomina” racconta Flavio (il cognome per il momento lo omettiamo per tutelarlo). Peccato che lì inizi la parte più assurda della vicenda: molti suoi conoscenti vedendo sui social il suo nuovo “titolo” cominciano a ricoprirlo di insulti a partire dal classico “fascista testa di cazzo“. Già sorpreso, Flavio viene poi contattato da uno degli ispiratori del gruppo dei Pinguini: questi, prima gli annuncia che sta per diventare il loro ambasciatore al nord, poi vista la riluttanza di Flavio cambia tono. Gli spiega che lui è un vero fascista e che presto grazie all’iniziativa di questo gruppo Facebook fonderà un suo partito. “Sono rimasto sconcertato” racconta Flavio “e mi sono subito tirato indietro“. Passa poco tempo e Flavio perde la carica di Amministratore, per poi lasciare proprio il gruppo dei Pinguini. Sono passate dieci ore, dieci ore di follia social. Ma le dieci ore di follia da pinguino di Flavio spiegano molto: intanto la natura dell’iniziativa dei Pinguini che sembra chiaramente volta a creare un partito di destra (per altro chi chiediamo se non ce ne siano abbastanza). E una certa aggressività da parte di alcuni dei suoi amministratori. Inoltre, se ce ne fosse stato bisogno, che la politica è sempre più questione di istinti animaleschi. Pesci, mici e pinguini. Come si dice a Milano durante la fashion week: “Si sono aperte le gabbie“. Continua qui: “Il pinguino irritato minaccia l’Osservatore“.  

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Non è solo il sovranismo ad amare l’Italia

di Biagio Maimone – Gentilissima Onorevole Giorgia Meloni e gentilissimo Senatore Matteo Salvini,  desidero chiedervi perché ritenete che solamente il sovranismo consenta di avere a cuore le sorti della propria nazione, la sua difesa e la sua protezione.   Siamo in molti ad amare l’Italia e a difenderne la propria identità e la propria cultura, eppure non siamo sovranisti. Desideriamo che le nostre città siano sicure e desideriamo che l’immigrazione sia controllata attraverso leggi che sanciscano non solo i diritti, ma anche i doveri di chi emigra clandestinamente nel nostro Paese, eppure non siamo sovranisti. Ci battiamo anche noi affinché l’Italia sia una nazione autonoma economicamente e affinché sia una nazione ubertosa perché garantito il benessere ad ogni cittadino, eppure non siamo sovranisti. Anche a noi stanno a cuore la religione cristiana, le tradizioni popolari, i nostri dialetti, la nostra lingua, eppure non siamo sovranisti. E’ azzardato sostenere che chi afferma di essere sovranista fa gli interessi degli italiani ed ama l’Italia, mentre chi non è sovranista lascia l’Italia allo sbando, in mano ai delinquenti e nel totale disordine sociale, nonché schiava dell’Europa o di chissà quale potenza mondiale. Lo Stato democratico non è assolutamente un modello perdente, che determina il disordine sociale, anzi è la forma più elevata ed evoluta di governo della realtà.  Non si può negare che negli Stati in cui regna la democrazia vivono donne e uomini liberi, emancipati a tal punto da prefiggersi l’edificazione di una società in cui, sempre più, all’essere umano sia garantita la centralità. Umanitaria ed egualitaria è la vocazione propria dello Stato democratico che, unico, garantisce la vera libertà della persona. Gli insegnamenti che i filosofi dell’antica Grecia hanno profuso relativamente al valore dello Stato democratico si sono rivelati autentici e di forte vigore educativo in quanto si è potuto, attraverso tali insegnamenti, creare Stati nei quali, vivendo la democrazia, si è affermato  il valore della dignità dei suoi cittadini ed il loro progresso sociale, economico e culturale. Da tali insegnamenti ancora promana la forza dirompente dell’emancipazione umana. Democrazia non significherà mai disordine e non significherà mai consegnare la propria nazione nelle mani di chiunque, non significherà mai permettere ai clandestini di introdursi nella propria nazione e prenderne possesso. Democrazia non significherà mai non fare rispettare la legge, perché la democrazia è l’unica forma di amministrazione della vita politica e sociale che si fonda sul rispetto del diritto naturale e del diritto scritto. Per tale motivo, democrazia non significherà mai degrado delle nazioni. Il sovranismo non è la cura medica di cui il nostro Paese necessita. Vi assicuro anche che noi italiani non abbiamo bisogno del sovranismo in quanto siamo un popolo evoluto, che ama la libertà e non tollera assolutamente le “scudisciate” dei prepotenti. Ed, infine, affermiamo che il sovranismo è l’anticamera del totalitarismo, che ha determinato, nel secolo scorso, guerre e morte anche nel nostro Paese. Non vi è dubbio che il nazismo abbia le sue radici nel sovranismo : i libri di storia lo attestano.

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Odio sul web, Salvini e Sardone in cima alla lista di Amnesty

Odio sul web, Salvini e Sardone in cima alla lista di Amnesty. Prima delle elezioni europee del 26 maggio scorso, centinaia di attivisti di Amnesty hanno studiato i post su Facebook dei candidati e dei loro sostenitori. Il risultato è che sul podio ci sono i milanesi Salvini e Sardone, per l’argomento migranti, mentre sul tema religione Sardone è superata solo da un’altra milanese, Daniela Santanché. Un record negativo che Briatore forse titolerebbe “milanesi al top”, soprattutto la sua imitazione di Crozza. Ma la ricerca, anticipata dall’Espresso, è stata condotta con una certa serietà e ha messo in luce la multifobia degli italiani, come spiegano anche sul settimanale del gruppo De Benedetti: “Nel mese che ha preceduto le elezioni europee del 26 maggio scorso, 180 attivisti di Amnesty International Italia hanno passato al setaccio oltre 100 mila tra post e messaggi prodotti dai politici candidati al Parlamento Europeo e utenti che li hanno commentati, valutandoli secondo una scala che andava dai messaggi con accezione positiva a quelli problematici, fino al vero e proprio hate speech, il discorso d’odio sanzionabile anche penalmente. I risultati di questo studio non lasciano spazio ai dubbi: a Strasburgo il 2 luglio si sono insediati onorevoli che hanno fomentato l’odio attraverso i social e aizzato i loro follower con messaggi offensivi e ai limiti del dibattito civile (e in qualche caso molto oltre). «I risultati del nostro studio mostrano come lavora la fabbrica della paura», spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: «Trasforma fenomeni in problemi e problemi in nemici; semina ansia; infine, offre sicurezza e ottiene consenso politico. Come negli anni Venti dello scorso secolo ma con la differenza dei social media, che amplificano tutto. Oggi, la realtà è che chi diffonde il discorso d’odio in un corpo sociale in preda a paura e rancori, vince. Di più, quello che spaventa è che dai risultati emerge un pezzo di paese “multifobico”, che è contro le donne, contro i rom e contro le persone Lgbti».  

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Berlusconi e “De Gasperi” scendono in piazza con la destra e l’estrema destra

di Biagio Maimone – Berlusconi ha annunciato di voler partecipare, in prima persona, alla manifestazione in Piazza San Giovanni promossa da Matteo Salvini contro il Governo Conte. All’interno del partito Forza Italia, tale annuncio, ha creato fratture che appaiono insanabili. L’ala sovranista e “nordica” del partito azzurro, infatti, sembra avallare il leader del carroccio Matteo Salvini e anche Giorgia Meloni, il cui partito Fratelli d’ Italia sembra sia diventato la nuova casa di molti forzisti “voltagabbana” i quali hanno cambiato casacca nella disperata ricerca di un posto al sole; mentre l’ala meridionale e “meridionalista”, così definita perché al suo interno vi sono esponenti nati nel Sud Italia, considera la partecipazione all’iniziativa “salviniana” una follia, un gesto suicida che cestina 25 anni di storia del partito Forza Italia nella spazzatura. Berlusconi, la scorsa settimana, ha dichiarato, in un suo intervento pubblico, di considerarsi il continuatore ideologico di Alcide De Gasperi , affermando: “ essendomi confrontato con tutti i suoi scritti, considero di essere un suo legittimo erede“. Se così è, nasce spontanea la domanda del perché egli stia insieme a Salvini e Meloni lontani anni luce dal pensiero di De Gasperi, il quale era antifascista e cattolico e, soprattutto,  ci si chiede  perché, se dice di essere il suo prosecutore con cui si immedesima, lo fa scendere in piazza con Casapound che ha annunciato di partecipare alla manifestazione. De Gasperi potrebbe rivoltarsi nella tomba. Ed, inoltre, perché Berlusconi, se dice di essere il legittimo erede del  fondatore della Democrazia Cristiana, non abbandona il duo sovranista e non si posiziona al centro creando i presupposti per la rinascita di una corrente di pensiero liberale certamente, ma soprattutto democratica? Non vi è dubbio che il pensiero politico degli esponenti della Democrazia Cristiana, che ha governato l’Italia dal  dopoguerra fino a qualche decennio fa, è molto distante dal  pensiero a cui si ispirano i sovranisti. La Democrazia Cristiana, piace o non piace, insieme alla sinistra e ai socialdemocratici, ha generato benessere per il nostro Paese mediante politiche del lavoro e politiche economiche ispirate dal principio di solidarietà e di cooperazione, che ha favorito la crescita dell’Italia e, perché no, anche l’affermarsi di una forma di “pragmatismo” liberale. Sono, perciò, nate in Italia, grandi aziende, che hanno consentito la crescita economica e lo sviluppo sociale della nazione. L’affermarsi dei principi democratici e cattolici in Italia ha offerto anche allo stesso Berlusconi, grazie anche al  Partito Socialista  guidato da Bettino Craxi, che certo sovranista non era, la possibilità di diventare un imprenditore di spicco. Il pensiero democratico e sociale della Democrazia Cristiana, con il contributo del pensiero dei socialdemocratici, ha garantito il proliferare del lavoro, il diritto alla casa agli italiani, nonché i più rilevanti ed imprescindibili diritti civili ed umani, tra cui il diritto di essere uomini liberi di esprimere il proprio pensiero. Alla luce di tali riflessioni riteniamo equo che  Berlusconi  guardi con attenzione a ciò che sta verificandosi nel Meridione d’Italia, in cui stanno creandosi i presupposti per la nascita di una nuova Democrazia Cristiana (vedi l’impegno di Gianfranco Rotondi) ed in cui sta nascendo un movimento politico pro Meridione di stampo sociale, con l’intento, secondo  alcuni, di  togliere di mezzo la Lega, la quale, anche  nel Sud Italia, sta per mettere radici.  Ora il Sud Italia potrebbe fare affidamento su un movimento meridionalista e qualcuno già esclama: “Salvini avrà pane per i suoi denti”. C’è chi afferma che ai meridionali piacerebbe alla guida del Movimento pro Sud, oltre a Rotondi, anche l’Onorevole Mara Carfagna, da sempre impegnata per la difesa del Meridione e contraria dalla partecipazione di Forza Italia alla manifestazione di domani contro il Governo Conte. Si tratta, per il momento solo di una ipotesi, che al Sud sperano diventi realtà molto presto. Tuttavia, l’obiettivo dei meridionali non è abbattere la Lega, ma partire dal Sud per ricostruire il nostro Paese. Ne consegue che la terre del mezzogiorno d’Italia, serbatoio di voti, non saranno più in vendita e che i poteri  forti , dominatori incontrastati da anni su tali territori,  residenti nelle regioni del Nord,  ora dovranno confrontarsi con i meridionali.

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