sciopero

Amsa: domani possibili ritardi a causa sciopero

Amsa: domani possibili ritardi a causa sciopero. A seguito della dichiarazione di sciopero generale proclamato dalle principali Organizzazioni Sindacali di categoria, informiamo i cittadini di Milano e dei comuni della Città Metropolitana e della Provincia di Varese serviti da Amsa che mercoledì 30 giugno potrebbero esserci disservizi e ritardi nei servizi svolti quotidianamente dall’Azienda. Amsa conferma l’espletamento delle seguenti prestazioni essenziali: • raccolta e trasporto dei rifiuti urbani pertinenti a utenze scolastiche, mense pubbliche e private di enti assistenziali, ospedali ed attività similari, ospizi, centri di accoglienza, orfanotrofi, stazioni ferroviarie, caserme e carceri; • pulizia dei mercati, delle aree di sosta attrezzate, delle aree di grande interesse turistico museale in misura non superiore al 20% delle aree dei centri storici così come individuate dai piani regolatori dei Comuni. Si segnala inoltre la chiusura delle riciclerie cittadine. Amsa recupererà eventuali disservizi nel più breve tempo possibile, ci scusiamo per i disagi che potrebbero verificarsi.

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E se sospendessimo gli scioperi?

E se sospendessimo gli scioperi? In fondo dopo due anni di leggi speciali per limitare la nostra libertà, potremmo volontariamente uscire dai loop all’italiana degli scioperini continui, magari a ridosso del fine settimana. Perché al momento è vero che devono arrivare tanti soldi dal famoso Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma è anche vero che non sono soldi gratis. Sono soldi presi in prestito dai figli e dai loro figli. E per usarli ci sono regole e parametri da cui non si può sgarrare perché gli altri europei ce li regalano e ce li prestano (nel piano ci sono entrambe le parti) solo a determinate condizioni. Se non rispettiamo i parametri da luglio in poi non ci sarà da ridere perché fallire il Pnrr vuol dire accettare i fatti: dichiarare default e prendersi il tempo per riscrivere al Costituzione visto che sarebbe la dimostrazione che lo schema sociale è saltato. In realtà è già successo, ma l’ultimo grande tentativo di salvare il salvabile (la Restaurazione dei nostri tempi) potrebbe o rimandare di una generazione l’inevitabile o rinviarlo per sempre se riuscisse molto bene. La Controriforma ha tenuto gli italiani culturalmente ostaggio della Chiesa romana per cinquecento anni, dunque l’occasione c’è. E per quanto il Pnrr sia storicamente molto meno impattante di una rivoluzione interna al Cattolicesimo, per il giovane Stato italiano è importantissimo. Tant’è che è stato chiamato l’italiano più illustre del momento presente, quello su cui nessuno a parte Di Battista dice nulla di male perché è oggettivamente uno che ha tenuto in mano l’economia europea durante gli anni della grande crisi. Un uomo di polso dunque e con grande capacità di azione. Ora siamo tutti pronti per vedere se ce la farà, ma oggi in Lombardia si celebra l’ennesimo sciopero del sistema ferroviario. E se sospendessimo gli scioperi? Perché con il Pnrr potremmo introdurre alcune novità come un più ampio senso di comunità: le riaperture ormai sono definitive di fatto. Perché le persone ne hanno bisogno. Più che per i soldi, per lasciar respirare il cervello. Hanno tutti bisogno di muoversi in libertà. Almeno per un po’. Fosse anche per due giorni di riposo. Ciò di cui non c’è bisogno è lo sciopero piazzato in mezzo al ponte del 2 giugno. Un insulto all’intelligenza altrui e soprattutto l’ennesimo elemento per dubitare che gli scioperi in Italia siano una cosa seria. Allora magari solo per quest’anno in cui in teoria si torna a vivere, sospendiamo gli scioperi? Giusto per uscire dall’immagine di Italia dipinta da Checco Zalone.

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Dalle 9 alle 17 sciopero del trasporto ferroviario lombardo

Dalle 9 alle 17 sciopero del trasporto ferroviario lombardo. Dalle ore 9 alle ore 17 di lunedì 31 maggio alcune sigle sindacali hanno indetto uno sciopero che potrà avere ripercussioni sul servizio ferroviario lombardo. I treni regionali, suburbani e il collegamento aeroportuale Malpensa Express di Trenord potranno subire limitazioni e cancellazioni. Non sono coinvolte dall’agitazione sindacale le fasce orarie di garanzia, durante le quali i treni viaggeranno; arriveranno a destinazione i treni in partenza entro le ore 9 con arrivo alla destinazione finale entro le ore 10. Sono previsti autobus sostitutivi senza fermate intermedie per le eventuali corse non effettuate tra Milano Cadorna (da via Paleocapa, 1) e Malpensa Aeroporto e tra Stabio e Malpensa Aeroporto. Informazioni sull’andamento della circolazione saranno comunicate su sito e App Trenord e nelle stazioni, tramite i monitor e gli annunci sonori. Si comunica infine che martedì 1 giugno è stato indetto a livello nazionale uno sciopero del TPL che non avrà ripercussioni sul servizio ferroviario lombardo. L’agitazione infatti non coinvolgerà Ferrovienord, operatore TPL regionale. Le disposizioni per viaggiare a bordo A bordo è in vigore il limite di accesso fino al 50% della capienza totale definito dalle Autorità. Per questo, è richiesto ai viaggiatori di occupare tutti i posti a sedere, evitando di sostare in piedi nei corridoi o negli spazi di discesa e salita. È necessario indossare mascherine chirurgiche o presidi analoghi su naso e bocca per l’intera corsa.

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Sciopero: chiuse anche le metropolitane

Dalle 8.45 di ieri, come annunciato, lo sciopero nazionale del trasporto locale ha bloccato, anche a Milano, la maggior parte dei mezzi pubblici. Anche le linee della metropolitana hanno chiuso, mentre si sono registrate riduzioni per i mezzi di superficie. Lo ha confermato la Polizia Locale, che non ha però segnalato segnala criticità o assembramenti di passeggeri nelle strade alle fermate o nelle stazioni. Atm, l’azienda dei trasporti, in una nota ha precisato che “dalle 15 la circolazione tornerà normale fino alle 18”. Verranno rispettate, infatti, le fasce di garanzia. Le astensioni sono infatti previste dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 a fine servizio.  

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Asili: sciopero dei sindacati di base

Uno sciopero il 25 novembre e un presidio davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, per chiedere asili e nidi aperti e sicuri per tutti. A mobilitarsi sono i sindacati di base che scenderanno in piazza “per parlare alla città che ha a cuore il diritto alla qualità del servizio educativo e il diritto alla salute collettiva”, come si legge in una nota. Secondo i numeri diffusi da Usb-Diccap-Sialcobas e Slaicobas, “ad autunno inoltrato si contano oltre 250 educatrici contagiate in poco più di un mese, 300 sezioni chiuse e circa 5 mila bambini in quarantena. Un esito che nessuno può considerare soddisfacente, frutto di misure inadeguate assunte frettolosamente dall’amministrazione per economie di spesa e non per la sicurezza dei bambini e dei personale”. Il personale educativo “da subito ha denunciato l’insostenibile rapporto numerico personale/bambini, lo stesso definito prima del Covid – prosegue la nota dei sindacati -, le gravi carenze di personale educativo e ausiliario, la scomodità e l’inefficacia dei dispositivi di protezione adottati”. La richiesta al Comune è quella di fare “cospicue assunzioni straordinarie” per l’emergenza Covid. ANSA

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Repubblica caccia Verdelli, la redazione sciopera

Repubblica caccia Verdelli, la redazione sciopera. Per solidarietà ai giornalisti pubblichiamo il durissimo comunicato del Comitato di redazione del quotidiano oggi acquisito dalla famiglia Agnelli-Elkann. Ecco il testo integrale: Cari lettori, Repubblica non sarà in edicola venerdì 24 aprile, giorno in cui anche il sito internet sarà fermo, a seguito dello sciopero deciso a larghissima maggioranza dai suoi giornalisti dopo la decisione del Cda del Gruppo Gedi di sostituire il direttore Carlo Verdelli come primo atto della nuova compagine proprietaria nel giorno del suo insediamento. L’iniziativa dei giornalisti di Repubblica non vuol essere un atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari, al quale sin da ora la redazione offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutte le precedenti direzioni di questo giornale. Ciò nonostante, la Redazione non può non rilevare come la scelta dell’editore cada in un momento mai visto prima per il Paese e per tutto il pianeta, aggrediti da una pandemia che sta seminando dolore e morte e sta chiamando tutti noi a uno sforzo straordinario. E proprio nel giorno indicato come data della morte del direttore Verdelli dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta. Una tempistica quanto meno imbarazzante. La Redazione di Repubblica, consapevole delle difficoltà che sta attraversando – e non da ora – il settore dell’editoria, continuerà a fare la sua parte, ma chiede al nuovo editore di rispettare i sacrifici che i giornalisti sopportano ormai da anni e di predisporre un piano industriale che preveda investimenti e non ulteriori tagli. Men che meno agli organici. Repubblica non è e non è mai stato un giornale come tutti gli altri. Ha sempre avuto una identità forte espressa in una linea chiara. “E’ un giornale d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo”. Sono le parole usate dal fondatore Eugenio Scalfari nel suo primo editoriale del 1976. Parole che valevano allora. E valgono a maggior ragione oggi. Il Cdr di Repubblica.

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